di Paolo Grilli
Obbligata a far parlare solo il campo dopo la bufera-lampo della Superlega, la Juve ieri non ha saputo poi trovare argomenti troppo convincenti contro un Parma rimaneggiato, giovane e già con un piede e mezzo in serie B. La sconfitta con l’Atalanta di domenica, oltre ovviamente agli strascichi psicologici lasciati dalla vicenda della nuova lega delle big nata e già defunta, deve aver destabilizzato non poco la Signora. Squadra sempre sfibrata e fragile per almeno un tempo, al di là dei proclami sulle ‘finali’ da vincere da qui alla fine per afferrare la zona Champions. Troppi errori equamente distribuiti tra tutti i reparti per i bianconeri, e una generale impressione di ansia nei piedi per il presunto super team di Pirlo. Solo un protagonista inatteso come Alex Sandro poteva togliere le castagne dal fuoco mentre tutti gli altri faticavano a brillare.
Anche ieri allo Stadium, al di là della vittoria in rimonta e fissata da De Ligt, si è avuta la netta sensazione di "anno zero" per la Juve, troppo poco solida per pensare semplicemente a un periodo storto o alla somma di sfortune che possono esserle piombate addosso tra infortuni e Covid fino a pregiudicare quasi tutti gli obiettivi, elevatissimi, di partenza.
Stasera si capirà qualcosa di più di questa intricatissima corsa Champions, che ieri ha registrato anche il flop inatteso del Milan, ora solo a +1. Ma certo il Napoli e l’Atalanta, impegnati in casa con la Lazio e all’Olimpico contro la Roma, difficilmente molleranno la presa e la volata sarà caldissima.
L’exploit di Alex Sandro ha solo in parte rischiarato lo scenario. Sembra infatti che a questa squadra manchi la capacità delle grandi di portare la partita dalla propria parte in ogni momento, anche quando il gioco latita.
E per l’ennesima volta, la corazzata si è trovata nelle condizioni di dover recuperare dopo una condizione di svantaggio. Viene il dubbio che l’undici di turno venga troppo mentalizzato sul da farsi, senza avere la possibilità di entrare nella partita con la spontaneità e gli aggiustamenti che tutte le squadre devono mettere in campo in avvio. La relativa fluidità con cui poi la squadra si esprime farebbe propendere per questa interpretazione.
L’esamino dopo la sconfitta di Bergamo è stato comunque superato. E pure questo dovrebbe servire a rasserenare in parte un ambiente che ora vive di mille tensioni.
Nel prepartita non era stato affatto tenero Alessandro Lucarelli, dirigente del Parma, nel commentare l’affaire Superlega.
"La Superlega? Un uomo – ha detto la ‘bandiera’ dei gialloblù – che vuol diventare presidente deve essere un uomo di sport. Si parla di quei valori che sono competizione e meritocrazia, se si pensa di calpestarli creandosi una lega per ricchi solo per sistemare il bilancio, allora quel presidente e’ un pessimo imprenditore e non e’ un uomo di sport".
Solo Paratici ha potuto replicare commentando un momento tanto inedito quanto delicato per questa Juve anche fuori dal campo: "Queste sono state 72 ore uniche – ha detto il ds bianconero – noi restiamo convinti della bontà e dell’idea della Superlega. E’ stata un’occasione unica per dare una mano a tutta la struttura del calcio. Ricordo per esempio che cosa fu il passaggio dalla Coppa dei Campioni di soli vincenti alla Champions con più partecipanti. Fu uno choc. I cambiamenti devono essere metabolizzati. I valori dello sport, la meritocrazia, l’importanza dei tifosi non li mettiamo in dubbio".