Giovedì 21 Novembre 2024
REDAZIONE SPORT

La battaglia dei sessi ora mette in buca il golf

Montepremi cinque volte più bassi rispetto agli uomini: dopo il tennis e il calcio, la lotta per la parità si trasferisce sul green

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Dopo il calcio, anche il golf negli Usa scende in campo per la parità salariale. La nazionale a stelle e strisce di Rapinoe e compagne ha fatto scuola nel mondo dello sport declinato al femminile: le calciatrici al termine di anni di battaglie, anche legali, hanno chiuso un accordo con la US Soccer Federation da 24 milioni di dollari di risarcimento per la discriminazione subita in carriera, con l’impegno di equiparare gli stipendi a quelli dei giocatori della nazionale maschile. Adesso è il turno del golf. Nonostante gli sforzi e il cambio di passo arrivato nel 2022, è ancora enorme la differenza di trattamento riservata ai big del green rispetto a quello dalle proette negli Usa. E tra le golfiste americane c’è anche la campionessa olimpica di Tokyo, Nelly, la minore e più forte delle sorelle Korda, anche n. 2 del ranking mondiale. Dai 367 milioni di dollari del 2021, i montepremi complessivi del PGA Tour (il massimo circuito americano maschile del golf) nel 2022 hanno raggiunto quota 427.000.000. Con una "borsa" media, per torneo, pari a 9.100.000 dollari. Una cifra quasi cinque volte superiore a quella del LPGA Tour che quest’anno si contendono 85,7 milioni totali in 34 eventi ufficiali. Numeri sì da record per la più importante organizzazione statunitense del golf femminile ma la differenza - ancora evidente - è tutta nei numeri. Il The Chevron Championship, primo Major femminile del 2022 in corso in questi giorni a San Francisco con 19 tra le migliori 20 giocatrici al mondo, garantisce un montepremi complessivo di 5.100.000 dollari (in crescita di 1.900.000 rispetto al 2021), di cui 750.000 andranno alla vincitrice. In campo maschile, nel 2021, lo US Open così come il PGA Championship, mettevano in palio 12.000.000 totali contro gli 11.500.000 del Masters e dell’Open Championship. Niente a che vedere, dunque, seppur lo US Women’s Open, altro evento in rosa del Grande Slam, quest’anno promette 10.000.000 di dollari contro i 5.500.000 del 2021. Anche in risposta all’avanzata economica della Superlega araba, il PGA Tour ha alzato notevolmente la posta in palio coinvolgendo sempre più aziende e sponsor. E il The Players Championship, che s’è giocato in Florida lo scorso marzo, ha raggiunto cifre record (20.000.000 di dollari di montepremi, di cui 3.600.000 sono andati all’australiano Cameron Smith, che ha fatto sua la competizione). Non solo: nel golf femminile, chi quest’anno vincerà il CME Group Tour Championship riceverà 2.000.000 di premi in denaro contro i 18.000.000 che invece si porterà a casa chi farà sua la FedEx Cup in ambito maschile. Non proprio un "equal pay". Una vicenda finita sotto i riflettori anche dei media: il New York Times ha scritto che nonostante "i premi in denaro e le sponsorizzazioni nel golf femminile siano in crescita", il gap per quel che riguarda il trattamento riservato agli uomini rispetto a quello ricevuto dalle donne, è ancora enorme. Restano comunque notevoli gli sforzi intrapresi dal LPGA Tour che ha rinsaldato la sua partnership con KPMG, trovando sostegno anche da una nota azienda sanitaria. Altro tema al centro delle rivendicazioni è quello delle mamme-golfiste. In passato, campionesse come Annika Sorenstam e Lorena Ochoa sono state costrette a ritirarsi dalla scena per avere figli. Nel 2018, Stacy Lewis (capitano degli Usa alla Solheim Cup 2023), ha avuto il timore di comunicare ai suoi sponsor di essere in dolce attesa per paura di perdere quanto concordato con loro. Vicende anacronistiche, che ora il golf femminile sta contrastando fortemente. Passi in avanti per le proette americane, ancora però troppo lontane dai colleghi uomini. Con la speranza che la parità salariale da eccezione (vedi la nazionale di calcio femminile negli USA) possa trasformarsi in regola. Non solo in America.