Italo
Cucci
Il tecnico del Bayern, dopo aver parlato con De Ligt , fresco lui pure di ripudio juventino, ha rivelato un dettaglio che forse non sconvolge i supertifosi e gli opinionisti à là carte ma gli appassionati competenti: "Ho parlato con De Ligt dopo l’allenamento e mi ha detto che è stato il più duro degli ultimi quattro anni. In realtà è stato un allenamento normale, non così duro secondo il medico... Ho l’impressione che in Italia sia difficile tenersi in forma. Con De Ligt dovremo lavorare sicuramente duro. Altro che ieri…".
Dirle a me, certe cose, è come gasarmi, farmi sentire – sono wagneriano – la Cavalcata delle Valchirie. Perché proprio in questi giorni si sta esemplificando al meglio il pessimo lavoro di quelle squadre nostrane (altolocate) che invece di curare la preparazione con allenamenti ad hoc in uso da cent’anni vanno in giro per il mondo a raccattare dollari con amichevoli inutili, anzi dannose. Il calcio italiano vantava tecnici e preparatori che hanno insegnato al mondo “come si fa“. De Ligt lo ha credo innocentemente rivelato facendo tornare alla mente anche il "campionato non allenante" di Fabio Capello che irritò Antonio Conte quando la Juve continuava a cercare la Champions e veniva rispedita a casa.
Per la semplice verità – diceva don Fabio – che quando ci confrontiamo con il meglio d’Europa siamo perdenti. Non per carenze tattiche – abbiamo ancora qualcosa da insegnare – ma fisiche.
L’Inter di Herrera e Mourinho, il Milan di Rocco e di Sacchi hanno sempre avuto energia. Correvano. Le nostre squadre ora corrucciano. Intanto, è tornata in auge – davanti a ingaggi scandalosi – la filastrocca qualunquista dei “signorini che non fan niente e prendono quattrini”. L’aggiornerei: con ingaggi da calciatori (era solo HH una volta a pretendere uno stipendio non inferiore a quello di Suarez) oggi i tecnici fanno flanella. Suoniamo la sveglia anche a loro. Magari con Wagner.