di Mattia Todisco
Un ostacolo in più per arrivare a dieci. Il voto dell’eccellenza, un numero che per l’Inter, in caso di vittoria stasera contro il Sassuolo, sancirebbe un filotto sempre più lungo di affermazioni in campionato. Già così, con le nove incamerate comprendendo la trasferta a Bologna dello scorso sabato, è un record che non si vedeva dal 20062007, quando Mancini esagerò arrivando a quota 17 e vincendo un campionato stradominato. Rimanendo in tema di numeri, se al triplice fischio ci fosse ancora da festeggiare, il distacco sul Milan salirebbe a +11, senza più asterischi da affiancare per le gare in meno dell’una o dell’altra. Scaramanzia a parte, è difficile pensare che i nerazzurri possano avere un crollo verticale tale da farsi riprendere dalle avversarie, che per di più viaggiano a corrente alterna. Conte parla di "percorso da completare", comincia a fare qualche concessione quando (vedi post-partita al Dall’Ara) ammette che il traguardo è lo stesso di Milan e Juve, ma ad Appiano Gentile lo vedono più vicino. Contro un Sassuolo rimaneggiato, dagli infortuni e dalla scelta di non schierare gli azzurri reduci dal focolaio in Nazionale, un’Inter altrettanto modificata (quattro assenti tra squalifiche e acciacchi vari) punta a chiudere quanto prima il discorso scudetto. Sarebbe anche un segnale di discontinuità con un passato recente quando i neroverdi sono scesi in campo al Meazza, mai battuti dal 2014 in poi, capaci di pareggiare 3-3 nel finale lo scorso anno togliendo ai nerazzurri due punti fondamentali nella rincorsa alla Juve. Il distacco acquisito permette all’Inter di giocare con meno pressione, se non quella di potersi mettere attorno a un tavolo a discutere di futuro. Sul tavolo c’è un tema rinnovi che riguarda tanti, dal tecnico ad alcuni giocatori chiave (Martinez, Bastoni, Barella), ma presumibilmente non verrà affrontato finché non ci sarà il titolo in tasca e la situazione societaria non diverrà più chiara. Impossibile, infatti, sapere quale potrà essere il budget per la futura stagione in questo momento. La squadra è forte, ma per salire più in alto e non viaggiare su percorsi opposti tra l’Italia e l’Europa, quella che ha riservato un’amara eliminazione dai gironi di Champions per tre volte di fila, serve mettere qualche tassello nel posto giusto. Due giorni fa ad Appiano Gentile si è rivisto Beppe Marotta, guarito dal Covid. A lui il compito, quando i giochi saranno fatti, di agire da collante tra la proprietà e l’allenatore.