Giovedì 19 Dicembre 2024
ANGELO COSTA
Sport

Il Giro del canguro, Hindley mette la prima

Nessun australiano aveva mai vinto la corsa rosa. Nell’ultima cronometro vince Sobrero, fidanzato della sorella di Ganna

di Angelo Costa

Il pagellone finale del Giro d’Italia.

10 Hindley. A 26 anni porta il suo Paese nell’albo d’oro senza sbagliare un colpo: è l’unico dei tre che si giocano il Giro a vincere una tappa, è quello che dimostra di saper muovere meglio la squadra, a Torino e sulla Marmolada. Vince perché è anche quello che fa di più per riuscirci.

9 Van der Poel. Non solo è l’unico vero campione in gara, ma corre anche da campione. Vince una tappa, un paio le butta via, va all’attacco anche in giornate meno adatte a lui: è così che conquista l’amore della gente. In più regala il gesto più bello di questo Giro, l’applauso sul traguardo all’altro talentissimo Girmay che lo brucia in volata.

8 Nibali. Si ferma ai piedi del podio, dopo aver lottato come un leone contro un’età (38 a novembre) che gli presenta il conto. Onora il suo ultimo Giro correndo al passo dei migliori: meglio per lui e peggio per il ciclismo italiano che ancora non intravede all’orizzonte il suo degno erede.

8 Intermarchè. E’ tra le squadre che corre meglio e i risultati si vedono: due tappe vinte, con Girmay e Hirt, l’ottavo posto finale del quasi quarantenne Pozzovivo, che vince così la scommessa con se stesso di finire nei primi dieci. E dire che ancora c’è chi racconta che è un team di seconda fascia...

7 Giovane Italia. In attesa di un uomo da corsa a tappe (e magari di un nostro team d’elite), le uniche gioie le regalano i ragazzi svezzati all’estero: gli sprint di Dainese e Oldani, l’impresa di Covi sulla Marmolada, la crono finale di Sobrero sono timidi, confortanti segnali che piccoli ciclisti italiani crescono.

7 Demare. Il più veloce in Giro. Conquista tre tappe e, di conseguenza, il titolo di francese più vincente sulle strade rosa, superando Anquetil e Hinault, oltre alla maglia ciclamino della classifica a punti: la sua è una campagna d’Italia degna di Napoleone.

6 Juanpe Lopez. Ci si aspettava il suo omonimo colombiano, invece ecco questo bimbo spagnolo dalla lacrima facile balzare in vetta al Giro e restare in rosa dieci giorni. Anche lui si fa notare per un omaggio elegante: l’abbraccio di riconoscenza e stima a Nibali dopo aver scalato con lui la Marmolada.

6 Team italiani. Bardiani Csf, Eolo e Drone Hopper si fanno puntualmente notare, entrando nelle fughe da lontano e arrivando a giocarsi la tappa. Mostrano anche facce giovani (l’atteso Fortunato, l’interessante Covili): se hanno deluso loro, cosa dire di molte squadre d’elite viste solo alla partenza?

5 Ciccone. Già fuori classifica, è bravo ad approfittarne per andarsi a prendere la tappa di Cogne. Rovina tutto prendendosela con chi l’ha criticato, polemica che si rivela un boomerang nei giorni successivi, nei quali va regolarmente in fuga e regolarmente si stacca.

4 Carapaz e Landa. Passano giornate intere a far lavorare i compagni, annunciando attacchi che non arrivano mai. Né l’ecuadoriano, partito come favorito, né lo spagnolo, avvantaggiato dal percorso duro, danno mai un segnale forte: quando lo dà Hindley, per entrambi è notte fonda.

3 alla tv. Intesa come ripresa delle tappe. Nulla da dire sulle qualità delle immagini di Euro Media Group, il nuovo broadcast scelto dagli organizzatori, discutibile la scelta delle inquadrature: più della lotta fra i migliori e di altri episodi chiave, si sono visti paesaggi e cartelloni pubblicitari.

2 Giro. Non sarà certo colpa del percorso, anche se la seconda settimana grandi occasioni per dar battaglia non ne ha fornite, di sicuro è mancato lo spettacolo: da anni non si vedeva un Giro con i migliori alla pari e con fughe a lunga gittata puntualmente premiate dal successo.

1 alla malasorte. Già privo in partenza dei tre più forti specialisti (Pogacar, Roglic e l’ultimo vincitore Bernal), il Giro ha perso per strada per guai di vario genere Dumoulin, Simon Yates, Almeida e il pimpantissimo Bardet, per non dire di Girmay spedito a casa dal tappo dello spumante finitogli nell’occhio: resta confermato che la sfortuna è sempre il peggior avversario in Giro.