Monte Etna (CT), 9 maggio 2017 - È proprio il caso di dirlo: la prima, grande montagna ha partorito il topolino. Il primo arrivo in salita del Giro d'Italia 2017, come due anni fa sull'Abetone, va allo sloveno Jan Polanc, all'attacco dal secondo chilometro di gara e trionfatore solitario in cima all'Etna. Dietro di lui tutti gli uomini di classifica arrivati praticamente alla pari, ad eccezione del russo Ilnur Zakarin che con uno scatto all'ultimo chilometro si è assicurato il secondo posto e ha rosicchiato una decina di secondi agli avversari, messi in fila per il terzo posto dal britannico Geraint Thomas. La maglia rosa resta però in casa Quick Step, passando dalle spalle del velocista Fernando Gaviria a quelle dell'uomo di classifica del team belga, il campione lussemburghese Bob Jungels. Finisce di fatto con uno zero a zero il primo faccia a faccia tra Vincenzo Nibali e Nairo Quintana, arrivati appaiati nonostante un timido tentativo di Vincenzo a 3 km dalla vetta. Per Lo squalo una brutta notizia: il suo compagno di squadra e gregario Javier Moreno è stato escluso dal Giro a fine tappa per una reazione nei confronti di Diego Rosa.
Pronti, via e se ne vanno in quattro: il varesino Eugenio Alafaci, il sudafricano Jacques Janse Van Rensburg, un habitué delle fughe da lontano come il russo Pavel Brutt e lo sloveno Jan Polanc, l'unico che farà strada. Dura però, invece, l'avventura di Alafaci, che perde contatto già a metà percorso, salendo verso Bronte; gli altri tre si presentano alle pendici dell'Etna forti di un vantaggio di circa quattro minuti, poi a prendere cappello è proprio Polanc che già due anni fa, sull'Abetone, si era preso il primo arrivo in salita del Giro. E giusto ai piedi dell'arrampicata finale, il primo momento clou della tappa: Fernando Gaviria, destinato a cedere la maglia rosa conquistata due giorni fa a Cagliari, sbaglia l'approccio ad una curva e causa una sbandata alle sue spalle.
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— Giro d'Italia (@giroditalia) May 9, 2017
Vanno giù una dozzina di corridori, fra questi anche due dei pretendenti alla classifica, Steven Kruijswijk e Ilnur Zakarin, entrambi peraltro già rimasti attardati di qualche secondo nelle tappe sarde. Proprio gli stessi due corridori caduti nella discesa del Colle dell'Agnello un anno fa, che costò la vittoria del Giro all'olandese allora saldamente in testa alla classifica, e addirittura il ritiro al russo della Katusha. Kruijswijk e Zakarin, scortati dai rispettivi gregari, ritrovano comunque la coda del gruppo, proprio mentre mette il piede a terra anche Tejay Van Garderen, rimasto intruppato nelle retrovie. Guai maggiori toccherano, a 9,5 km dall'arrivo, al co-capitano della Sky Mikel Landa, appiedato da una foratura e tardivamente assistito dall'ammiraglia: il basco rientrerà comunque alla grande, dimostrando una gran gamba.
Intanto, il primo corridore a lanciarsi all'inseguimento dell'ormai fuggitivo solitario Polanc è il veterano Paolo Tiralongo, caricato a palla dal fatto di correre sulle strade di casa e di voler dedicare, se non un successo, quantomeno un pomeriggio da protagonista allo scomparso Michele Scarponi, suo compagno di squadra in Astana. Il generoso scalatore di Avola, che a luglio compirà quarant'anni e ha già annunciato che questa sarà la sua ultima stagione da corridore, rimane però allo scoperto solo qualche centinaio di metri, per poi rimbalzare nella pancia del gruppo dal quale esce in contropiede Pierre Rolland, francese che al Tour ha sempre preferito il Giro, interpretato spesso e volentieri all'arma bianca e per questo apprezzato anche dal pubblico italiano, nonostante l'atavica antipatia per i corridori d'Oltralpe. Ad 8,5 km dalla vetta dell'Enta, Nibali fa la prima mossa, lanciando all'attacco Franco Pellizotti. Immediata la risposta di Quintana, che ordina al connazionale e compagno di squadra Winner Anacona di stoppare il Delfino di Bibione. Scaramucce, e intanto Polanc ha ancora più di tre minuti di vantaggio a meno di 8 km dal termine, ed inizia a cullare il sogno di ripetere il colpaccio dell'Abetone. Niente da fare, invece, per Rolland, che ai 5,5 km si volta e vede quel che resta del gruppo sopraggiungere alle sue spalle. Gli ultimi chilometri di salita sono anche i più semplici ed i migliori, ancora tutti assieme appassionatamente, pedalano ordinatamente nella scia dello stesso Pellizotti, rimasto in testa a tirare dopo essere stato ripreso da Anacona. Approfittando di un tratto in leggera discesa ai -3,5 km mette il naso fuori dal gruppo Jesper Hansen, giovane corridore danese di belle speranze che è il terzo portacolori dell'Astana a cercare la sortita dopo il tentativo di Tiralongo e quello, ancor più estemporaneo, di Bilbao. Evidente l'intenzione dei kazaki di dare un senso al loro Giro, nonostante l'assenza di uomini di classifica dopo il forfait di Aru e la tragedia di Scarponi.
E proprio sotto lo striscione dei 3 km, l'atteso attacco di Vincenzo Nibali, subito rintuzzato da un altro scagnozzo di Quintana, quell'Andrey Amador maglia rosa per un giorno l'anno scorso e quarto assoluto nel 2015. Quella del siciliano, nei fatti, si rivela una semplice puntura di spillo, figlia dell'intenzione di misurare la febbre agli avversari più che di affondare il colpo. Intanto, però, a patire più del dovuto sullo scatto dello Squalo è Mikel Landa, evidentemente ancora in affanno dopo l'inseguimento al quale era stato cosretto qualche chilometro più sotto. All'ultimo chilometro dà un colpetto anche Tom Dumoulin, ma a cogliere l'attimo giusto è Ilnur Zakarin, che gode anche di una certa libertà in virtù dell'esiguo ritardo in classifica rispetto a tutti gli altri big: gran bella reazione quella del russo, che non dimentichiamo era finito a terra ai piedi dell'Etna, sebbene per il successo di tappa non ci sia ormai più niente da fare. A domare il vulcano è infatti Jan Polanc, che precede Zakarin di 19" e il gruppo dei big di 29". Solitamente si dice che dopo il primo arrivo in salita si sa già chi non potrà vincere il Giro. L'Etna, invece, non ci ha detto nemmeno questo: i giochi sono ancora aperti per tutti in attesa del prossimo rendez-vouz in salita, domenica sul Blockhaus.
Ordine d'arrivo 3ª tappa: Tortolì-Cagliari 1 Jan Polanc (Slo) UAE Team Emirates in 4h55'58" 2 Ilnur Zakarin (Rus) Team Katusha a 19" 3 Geraint Thomas (Gbr) Team Sky a 29" 4 Thibaut Pinot (Fra) FDJ s.t. 5 Dario Cataldo (Ita) Astana s.t. 6 Tom Dumoulin (Ola) Team Sunweb s.t. 7 Bob Jungels (Lux) Quick Step s.t. 8 Adam Yates (Gbr) Orica-Scott s.t. 9 Bauke Mollema (Ola) Trek-Segafredo s.t. 10 Vincenzo Nibali (Ita) Bahrain-Merida s.t. Abbuoni di 10", 6" e 4" ai primi tre classificati Classifica generale dopo la 3ª tappa 1 Bob Jungels (Lux) Quick-Step in 19:41'56" 2 Geraint Thomas (Gbr) Team Sky a 6" 3 Adam Yates (Gbr) Orica-Scott a 10" 4 Vincenzo Nibali (Ita) Bahrain-Merida s.t. 5 Domenico Pozzovivo (Ita) AG2R La Mondiale s.t. 6 Nairo Quintana (Col) Movistar Team s.t. 7 Tom Dumoulin (Ned) Team Sunweb s.t. 8 Bauke Mollema (Ned) Trek-Segafredo s.t. 9 Mikel Landa (Spa) Team Sky s.t. 10 Thibaut Pinot (Fra) FDJ s.t. 14 Ilnur Zakarain (Rus) Team Katusha a 14" 15 Steven Kruijswijk (Ola) Lotto Jumbo a 15"