di Angelo Costa
All’oro non ci si abitua mai. Al punto che l’Italia della pista, ai Mondiali di Roubaix, al previsto titolo del quartetto maschile aggiunge quello a sorpresa di Letizia Paternoster nell’eliminazione. Nel conto di una giornata memorabile ci va anche l’argento del quartetto donne, che si arrende soltanto alla Germania in finale: il medagliere azzurro dopo due giornate chiama tre ori e un argento, inimmaginabile alla vigilia.
Nessun dubbio che il quartetto maschile dell’inseguimento sia una garanzia: al titolo olimpico di poche settimane fa a Tokyo, aggiunge subito quello iridato. E’ un altro passo nella storia, in tutti i sensi: è il primo trionfo mondiale del trenino targato Ganna, arrivato al massimo tre volte al bronzo, è anche il primo di questo millennio, dopo i sei del secolo scorso, l’ultimo 24 anni fa con Benetton, Capelli, Citton e Collinelli in Australia. Qui a far suonare l’inno di Mameli insieme a SuperPippo sono Consonni, Milan e Bertazzo, superando i padroni di casa della Francia, anche se non si presenta nella versione Fab four, celebrata con caschi e bici dorate in ricordo di Tokyo: ai tre dei Giochi si aggiunge Liam Bertazzo, scelto già in semifinale per sostituire l’olimpionico Lamon e unico a correre con insegne soltanto azzurre. Non cambia il risultato: l’Italia spacca i francesi in casa loro, logorandoli giro dopo giro, a fuoco lento si direbbe se non si viaggiasse a 63 di media.
‘NON era facile, loro correvano in casa col pubblico a spingerli. Non so se vincere Giochi e Mondiali nello stesso anno sia mai accaduto, è comunque una bella sensazione’, racconta Pippo Ganna, al settimo titolo iridato fra pista e strada, una collezione che potrebbe arricchirsi già stasera, nell’inseguimento individuale, dove il missile piemontese cerca il quinto titolo in sei partecipazioni. Ad attenderlo c’è lo statunitense Ashton Lambie, che al fuoriclasse azzurro ha appena tolto il primato mondiale sui 4 chilometri, anche se in altura, ma non è da scartare l’idea di un derby italiano per le medaglie, perché Jonathan Milan a questo appuntamento si presenta fresco di titolo europeo. Di azzurri in gara ce ne sono tre, con Manlio Moro che già si affaccia alle porte della specialità in proiezione Giochi di Parigi. A STUPIRE invece è l’oro di Letizia Paternoster, che nell’eliminazione non sbaglia nulla e centra il suo primo titolo iridato fra le elite battendo la belga Kopecky. Proprio in previsione di questa gara, la trentina, 22 anni, cede il posto a Chiara Consonni nel quartetto che con Alzini, Balsamo e Fidanza va a prendersi un insperato argento, demolendo in semifinale la Gran Bretagna, non proprio l’ultima della pista: è la conferma di un gruppo di lavoro di qualità, che consente di mescolare le atlete senza rimetterci. E’ un vantaggio a lunga scadenza: carte d’identità alla mano, il triennio olimpico che porta a Parigi si apre con un’altra Nazionale già pronta.
PECCATO che in questa giornata di festa manchi soltanto Elia Viviani: il profeta della pista azzurra chiude al nono posto lo scratch, prima delle sue fatiche che proseguiranno domani con omnium e eliminazione, prove dove ha molte chance di finire in cima al podio.