Huy, 24 aprile 2019 - La Freccia è ancora Julian Alaphilippe. Ed è un film già visto: sia un anno fa, quando si impose per la prima volta nella corsa di Vallonia, sia in questa stagione, dove di classiche il francese sta facendo collezione. E’ un film già visto anche l’epilogo, per non dire un lungometraggio: a sfidare il D’Artagnan della bici sul muro di Huy è ancora Jakob Fuglsang, come già alle Strade Bianche a inizio marzo, quando ha dovuto arrendersi al rivale, e pure domenica scorsa all’Amstel Gold Race, quando entrambi sono riusciti a buttar via un successo ormai ad un passo.
Conoscendo il nemico, il danese prova a muoversi con buon anticipo, a metà della terribile rampa finale: conoscendo l’avversario, Alaphilippe non gli lascia spazio, prima lo rimonta e poi lo stende col suo guizzo irresistibile, simile a un colpo di fioretto. E’ il nono centro di una stagione che, oltre al trionfo sullo sterrato senese, comprende anche Sanremo, due tappe alla Tirreno-Adriatico e un paio al Tour di San Juan in Argentina a gennaio, dove ha iniziato la sua lunga striscia vincente: anche senza un’Amstel dominata, è una gran bell’annata.
DIEGO ULISSI TERZO - Da una Freccia Vallone 2019 resa vivace da un percorso più nervoso e dal vento, esce col sorriso anche l’Italia: merito di Diego Ulissi, che riporta il tricolore sul podio dopo un decennio. Al toscano va il merito di intuire che Fuglsang sul muro finale fa terribilmente sul serio: provare ad accodarsi gli vale il terzo posto. Nei dieci c’è anche il veterano Gasparotto, che chiude davanti ad un Valverde sempre in posizione di sparo, ma mai in grado di far partire il colpo. Di azzurro se ne vede parecchio pure in corsa, prima con Caruso, poi con Ciccone, Formolo, De Marchi e lo stesso Ulissi, tutti dentro un tentativo d’attacco nato al secondo dei tre passaggi sul muro di Huy e spentosi subito dopo per eccesso di big presenti.
La caduta di Pozzovivo
Purtroppo, c’è un po’ d’Italia anche nell’elenco dei caduti che comprende nomi noti come Poels, Kreuziger, Ion Izaguirre e soprattutto Adam Yates: finendo contro uno spartitraffico dopo una curva, Domenico Pozzovivo ruzzola pesantemente e finisce la sua Freccia in ospedale con un trauma facciale, una leggera commozione cerebrale e botte dappertutto, ma per fortuna nessuna lesione seria. ORDINE D'ARRIVO. La Freccia Vallone numero 83 ha dato questo esito: 1) Julian Alaphilippe (Fra, Deceuninck) km 195 in 4h 55’ 14’’ (media 39,63), 2) Fuglsang (Dan) st, 3) Ulissi a 6’’, 4) Lambrecht (Bel) a 8’’, 5) Schachmann (Ger) st, 6) Mollema (Ola), 7) Konrad (Aut), 8) Matthews (Aus), 9) Vanendert (Bel) a 11’’, 10) Gasparotto st, 11) Valverde (Spa), 13) Bardet (Fra), 16) Kwiatkowski (Pol), 21) De Marchi a 25’’, 25) Ciccone a 42’’, 27) Formolo a 45’’. LE PAROLE. Di aver ritrovato l’umore giusto dopo la delusione dell’Amstel, Alaphilippe lo fa capire già in partenza: "Oggi ho la possibilità di rifarmi, per fortuna non c’è Van der Poel…", scherza il francese, aggiungendo che nel ciclismo ci sta di perdere, "non posso vincer tutte le corse io". Dopo aver vinto la seconda Freccia consecutiva, il D’Artagnan della bici commenta: "E’ una soddisfazione speciale, per me e per la squadra: sono fiero di aver centrato il bis in una classica che si sposa alle mie caratteristiche. Sto vivendo un momento magico nelle classiche, ogni vittoria mi spinge a dare il meglio. Questa è stata una Freccia dura, nervosa, con molto vento: i compagni mi hanno pilotato alla grande fino al muro finale, lì ho dimostrato di avere più energie degli altri. Il duello con Fuglsang? Per me è un corridore super, ho grande rispetto per lui, forse all’Amstel avremmo potuto finire meglio e fare primo e secondo. Prossima tappa la Liegi? Vediamo…". LA NOTA POSITIVA. Dopo anni di Freccia Vallone passati ad aspettare il muro di Huy, ecco un’edizione frizzante, ricca di attacchi, contropiedi, tentativi di fuga anche importanti: si spiega così che alla fine a giocarsela arrivino i trenta migliori, almeno quelli risparmiati dalle cadute. LA NOTA NEGATIVA. La Freccia di Peter Sagan si chiude ben prima che si arrivi alla sentenza. Intendiamoci: il tre volte iridato non era certo tra i più attesi, perché la rampa conclusiva non gli strizzava certo l’occhio. Ma se una gara così è stata la prova generale per il debutto alla Liegi, c’è in fondato rischio che la primavera di Peter Pan si concluda senza gioia.