"Momenti così nella storia Ferrari ci sono già stati e i tifosi veri lo sanno. Sanno anche che Maranello non ha mai mollato. Ma ammetto che è una ben magra consolazione...".
Mauro Forghieri è la memoria storica del Cavallino. Per oltre vent’anni braccio destro del Drake, ha realizzato auto meravigliose, da quelle che vincevano a Le Mans e a Daytona alle monoposto gloriose di Lauda, Scheckter e Villeneuve. Non può gioire per il settimo posto di Vettel a Barcellona, con Leclerc ritirato, in una gara in cui Hamilton, tolti Verstappen e Bottas, ha doppiato tutti. "Però mica facevo tutto da solo – sospira il venerando ingegnere – Non tutti se ne rendono conto, ma anche nei Gran Premi vince il gruppo, vince la squadra".
Che si chiama Mercedes.
"Oggi sì. Simpatici non sono, per carità. Ma hanno dimostrato di essere i più bravi, quelli delle Frecce Nere".
Invece la Ferrari...
"Guardi, c’è un problema di risorse umane".
Tradotto?
"Escludo che a Maranello manchino i soldi. Non è stato il denaro a fare la differenza, purtroppo in negativo".
E allora?
"Allora io sono convinto che la Ferrari da Gran Premio debba irrobustire la struttura tecnica. In fretta".
Pare una accusa a Mattia Binotto, il team principal.
"No, anzi. Binotto occupa un ruolo delicatissimo. Lo so per esperienza! Fare il capo del reparto corse della Rossa è davvero difficile, la pressione è enorme, alla Ferrari non si perdona mai niente. E così torniamo al discorso di partenza".
Nessuno vince da solo.
"Esatto. Binotto deve circondarsi delle persone giuste. Non penso a rivoluzioni, non servono. Ma mettersi in casa gente nuova, con le competenze che ora evidentemente mancano, questo sì".
Insomma, una robusta campagna acquisti.
"Esatto. Vincere con la Ferrari deve tornare ad essere un vanto per chi si occupa di vetture da Gran Premio".
Ingegnere, ma sarà vero che tutti i guai della SF1000 dipendono esclusivamente dalla storiaccia del motore?
"No, questa è una mezza verità. L’intervento federale sulla power unit non ha aiutato, ci mancherebbe. Ma la vettura è sbagliata concettualmente anche in altre aree".
Così tutto ricade sul povero Leclerc.
"Il ragazzo ha talento, tanto. Ma la Ferrari non doveva caricarlo di tante responsabilità così presto, parliamo di un giovanotto che ha nemmeno ha disputato 50 Gran Premi".
E Vettel?
"A me non piace scomodare Enzo Ferrari, proprio perché l’ho conosciuto davvero e so che gli si attribuiscono cose che invece non avrebbe mai fatto, è un classico. Ma sono sicuro che il Drake avrebbe gestito ben diversamente l’addio di Seb, che meritava un trattamento più rispettoso".