Sabato 23 Novembre 2024
ANGELO COSTA
Sport

Favoriti Liegi-Bastogne-Liegi 2023, Pogacar in pole. Chi sono gli outsider

Domenica 23 aprile la più antica e la più dura delle classiche di primavera

Pogacar

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Nata prima delle altre e per questo etichettata come la Decana, la Liegi-Bastogne-Liegi (domenica 23 aprile 2023) è la corsa che fa calare il sipario sulle grandi classiche di primavera. Oltre che la più antica, è anche la più dura, titolo giustamente condiviso con il giro di Lombardia: con le sue cotes assomma un dislivello da tappone alpino che sfiora i 4500 metri complessivi. E’ un viaggio logorante, che consuma le energie col passare dei chilometri, 258 alla fine, spesso conditi da vento e freddo. Percorso simile a un elettrocardiogramma, che non conosce pianura, con undici cotes in tutto, per lo più concentrate da metà viaggio in poi: fra la mitica Redoute e la Roche-aux-Faucons, che spaccano la corsa e la decidono nei trenta chilometri finali, c’è il ritorno della cote de Forges e l’inedita ma non terribile Cornemont. Dodici le vittorie italiane, con le doppiette di Bettini e Bartoli e il poker di Moreno Argentin, fermatosi a un passo da Merckx che con cinque successi è quello che ne ha conquistate di più.

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Ecco i favoriti di questa edizione.  

In pole 

Tadej Pogacar. Già vincitore due anni fa, assente lo scorso anno per star vicino alla fidanzata che ha perso la mamma, si ripresenta per completare la tripletta nelle Ardenne e una primavera fantastica. Le ultime tre classiche che ha corso, Fiandre, Amstel e Freccia, le ha tutte vinte: serve altro?

Prima fila

Remco Evenepoel. Vuoi perchè ha vinto un anno fa e per la maglia iridata che indossa, è il primo indiziato a fermare il ciclone Pogacar. Ha tutte le qualità per riuscirci, a patto che dopo un mese senza corse e di allenamenti in altura trovi subito il ritmo giusto di gara.

Michael Woods. E’ la classica in cui si trova meglio: non è nell’albo d’oro, ma le ultime sei edizioni le ha chiuse puntualmente nei primi dieci. E’ uomo da corse dure, ha la forma giusta e un’esperienza che può aiutarlo, ma è di quelli che per vincere devono seminare per strada la concorrenza.

Seconda fila

Mattias Skjelmose. Atteso all’esame delle classiche più importanti, non ha fallito: ottavo all’Amstel, secondo (e primo dei terrestri) alla Freccia, è pronto per confermarsi anche nell’esame più severo. Lo spingono il talento e l’esempio degli altri fenomeni che a 22 anni già dettano legge.

Romain Bardet. Arriva tirato al punto giusto a un appuntamento dove è stato sempre in prima linea, pur riuscendo solo una volta a salir sul podio. Ha esperienza e forza per digerire gli strappi, l’unico limite è trovare sempre qualcuno con un guizzo migliore del suo.

Terza fila

Giulio Ciccone. Dopo un buon inizio di stagione, impreziosito dal successo su Roglic e Evenepoel che ritroverà al Giro, è salito al Nord con una buona gamba, subito esibita alla Freccia: può confermarsi qui, sempre che Skjelmose gli lasci lo spazio per farlo.

Tiesj Benoot. Fin qui poco brillante al Nord, resta pur sempre l’uomo da classiche di una Jumbo che tanto ha promesso e quasi nulla ha mantenuto. Con la Liegi ha un ottimo feeling, il vero salto di qualità sarà mostrarsi non solo buon protagonista, ma corridore da podio.

Gli outsider

Mikel Landa. Terzo alla Freccia, terzo anche all’ultimo Lombardia, il basco prova a confermare la sua recente vocazione alle classiche. Lo aiutano l’esperienza e un percorso tra i più duri, anche se sulle salite brevi delle Ardenne troverà rivali con maggior esplosività di lui.

Tom Pidcock. Avere un bilancio deficitario in questa campagna del Nord può essere da stimolo per il talento britannico, che dalla caduta alla Tirreno in poi si è un po’ smarrito. Resta un uomo da tener d’occhio, a lui stabilire se soltanto nelle previsioni o anche in corsa.

Alexey Lutsenko. Con il kazako c’è il solito dilemma: ha fondo e qualità per giocarsi questa classicona, il più è riuscire a esprimerli. Sta a lui decidere: correre senza buttar via energie per diventare una sorpresa, oppure restare nell’anonimato come nelle precedenti edizioni.