Ad aprile sarà ufficiale quanto già si sa: per la prima volta dopo vent’anni la scherma azzurra affronterà una Olimpiade senza affidarsi al sorriso tirato di Valentina Vezzali. La deputata ci ha provato ancora, sognava di prolungare una storia gloriosa iniziata ad Atlanta nel 1996 e poi continuata facendo tappa a Sydney nel 2000, ad Atene nel 2004, a Pechino nel 2008, a Londra nel 2012. Ma il tempo ha le sue leggi, implacabili anche nei confronti dei Fenomeni. E così, il ruolo di leader, la funzione simbolica di guidare un gruppo che è la miniera dello sport italiana, insomma il peso della responsabilità ricade sulle spalle di Elisa Di Francisca. Spalle robuste, perché anche nel suo caso stiamo parlando di un personaggio vero, estraneo alle facili lusinghe della notorietà, anche se l’abbiamo vista pure ballare (e vincere) nel talent danzereccio di Rai 1. Ma questa fiorettista non ha mai permesso che le distrazioni si imponessero: la ‘mission’ è in pedana, con una maschera sul volto e un’arma in mano. Il 2015 è stato molto positivo, per Elisa. La Coppa del Mondo, il titolo europeo, la certezza acquisita con anticipo di poter difendere in Brasile l’oro londinese: una mezza impresa, se si considera il livello della scuola italiana del fioretto, una scuola che nella piccola Jesi ha costruito una sorta di Tempio Jedi, perché da lì veniva la sacerdotessa Trillini e da lì, ovviamente, è partita la leggendaria Vezzali. Come in una ideale staffetta, la leggenda continua.
Solo donne. Recentemente, sotto lo sguardo un po’ ammirato e un po’ stupito del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, la Di Francisca ha candidamente ammesso di non essere poi tanto spaventata dalla ressa di avversarie desiderose di detronizzarla. In verità, ha spiegato senza mentire, ‘io temo esclusivamente me stessa’. Che è un bel modo di alzare la posta in gioco, assumendosi l’onore e l’onere di un pronostico a senso unico. Viene da Jesi, certo. E non è forse vero che Valentina, l’onorevole gentilmente consegnata alla gratitudine della memoria collettiva, di Olimpiadi individuali, con un fioretto in mano, ne ha vinte tre di seguito? Elisa andrà a Rio per il bis e ci andrà di un team interamente ‘rosa’. Donne per una donna: Giovanna Trillini, proprio lei, è il coach, la maestra, l’insegnante che ancora sa trovare un difetto negli estri di una allieva straordinaria. E Annalisa Coltorti si occupa della preparazione fisica. Le italiane lo fanno meglio, lo sport del fioretto. Non è uno slogan, è la verità. Almeno, lo è stata fino ad ora…