Sabato 28 Dicembre 2024
PAOLO FRANCI
Calcio

Italia a caccia di attaccanti. Da Retegui a Gnonto, gol azzurri dall'estero

Il paradosso del ct Mancini: ha perso tutti i bomber dell’Europeo, tranne Berardi. La serie A non ha ricambio e così deve affidarsi alla fantasia

Mateo Retegui è pronto a esordire in Nazionale

In giro per il mondo a caccia di centravanti. Perchè è lì, dalle parti di quell’area di rigore patria dei grandi bomber azzurri, che qualcosa non torna da quel maggio 2018, giorno in cui Roberto Mancini ha detto "sì" alla Nazionale. Adesso però, come si dice, c’è un nuovo sceriffo in città, si chiama Mateo Retegui, centravanti argentino con passaporto italiano in forza al ’Tigre’, club di Primera Division. Mateo probabilmente partirà titolare già contro l’Inghilterra. Perché di uno come lui, per caratteristiche e fiuto del gol, c’è un maledettissimo bisogno.

In cinque anni, la patria di Luca Toni, Bobo Vieri, Paolo Rossi, Roberto Boninsegna, non ha prodotto lo straccio di una punta centrale, si stenta fatica a crederlo ma così è. E allora si fa con quel che si ha, andando a scovare opzioni anche impensabili per costruire l’attacco azzurro che, tra cali di rendimento, addii e scelte del ct, ha perso per strada Insigne, Bernardeschi, lo stesso Belotti, per non parlare degli infortunati Chiesa, Raspadori e Immobile. Cioè: del parco attaccanti campione d’Europa per i match contro Inghilterra e Malta ci sarà un solo reduce, Domenico Berardi.

E allora, aldilà della smania (necessità) di rintracciare piedi nuovi - o svezzare giovanissimi come Pafundi - a costo di girare il mondo, oltre a Gnonto e quello Scamacca "che non ha i 90’ nelle gambe" ecco stagliarsi sullo sfondo la figura del ’Tabano’, tradotto dallo spagnolo: “Il tafano“ quell’insetto molesto e intraprendente dalla puntura dolorosissima. E’ così che in patria hanno soprannominato Mateo Retegui - nomignolo che s’alterna con ’Chapita’ - capocannoniere della Primera Division argentina 2022 con 19 gol in 26 partite. Un exploit e basta? No, perchè Retegui ha segnato 6 gol nelle prime 6 gare in questa stagione.

Mateo è un classe ’99 passato per la scuderia di Francesco Totti, cresciuto nel mezzo della antica rivalità tra River e Boca, poi finito in prestito al Tigre in cui ha letteralmente sfondato. E ha il passaporto italiano, ovviamente. Quando il Mancio lo ha chiamato, non avrebbe scommesso un euro sul "sì" del giocatore. E invece quel sangue italiano che gli scorre nelle vene ha fatto il suo lavoro. Mateo, visto il placido evaporare di Scamacca nella sua avventura inglese, rappresenta quel bomber capace di far sponda per la squadra che tanto manca al Mancio. Lui è un attaccante ’vintage’, altro che piccolo e veloce: El Tabano è alto, muscoloso, con un fisico che gli consente di sverniciare anche il più grosso dei difensori. E’ uno che lotta, va di contrasto, non ha paura di buttarsi o di provare giocate e tiro al volo. A dispetto di un fisico importante, è rapido e agile nel rubare tempo e palla e, come il Niño Fernando Torres, si gira indifferentemente sul destro e sul sinistro per sparare in porta bombe micidiali. Totti, al tempo in cui lo ha avuto in procura definì Mateo con un unico, semplice aggettivo: "devastante". Proprio quello che serve a questa Italia.