Roma lo ama, lui non perde occasione per mandare messaggi ai tifosi e per pungolare la società, ma il Mourinho capopopolo che spesso si rivolge all’esterno per trovare un ’nemico’ sportivo comincia ad essere abbastanza chiaro da decifrare. Non è neanche una novità, il portoghese non si è mai tirato indietro quando c’era da fare polemica. L’ultima contro Renzo Ulivieri, che ieri ha risposto alle parole di Mou dopo l’Inter (“sono stato distrutto e attaccato sul piano dell’etica e dell’educazione da una persona che è stata squalificata per tre anni per scommesse nel calcio. Questa cosa mi fa piacere”, ha detto Mou).
Ulivieri è anche presidente dell’assoallenatori. Oggi ha scritto: “Concordo pienamente con le conclusioni di Mourinho: siamo fatti di pasta diversa. Però io non me ne rallegro”. Ulivieri ha anche spiegato come andò la squalifica che risale a 37 anni fa: “Per quanto riguarda la squalifica di tre anni, per illecito sportivo, da me subita nel 1986, alla quale si è alluso, riprendo quello che ho ripetuto decine di volte in passato. A due anni dall’inizio della squalifica, che trascorsi alla ricerca di prove a discarico, la Caf, in una sentenza del giugno 1988, riconosceva, riferendosi a me: ’l’illecito consumato in sua assenza e a sua insaputa...’; e ancora ’l’Ulivieri passa dalla posizione di protagonista assoluto, callido e pervicace, a quella di malaccorto generico’. Non chiesi la grazia a salvaguardia della mia dignità, perché questo avrebbe significato ammissione di colpa, scegliendo di scontare la squalifica per intero, ripartendo poi dalla serie C”.
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