Felice Anderson. Il gioco di parole è azzeccato, considerando l’entusiasmo con cui il brasiliano Felipe Anderson è tornato alla Lazio, dopo le parentesi non certo esplosive con il West Ham e il Porto. In un mercato paralizzato dalla crisi post Covid (post?) nel quale le idee non fanno rima con la disponibilità di cassa, quella di scommettere nuovamente sull’ex Santos potrebbe rappresentare un vero e proprio crac. Poi, c’è l’usato sicuro - Hysaj, svincolato dal Napoli – che introduce il vero grande colpo della Lazio e cioè il Comandante Sarri. La scelta di ingaggiare l’ex Chelsea e Juve, oltre all’indubbio patrimonio tecnico-tattico, ha portato una potente ventata di serenità dopo il colpo di scena culminato con l’addio di Simone Inzaghi, simbolo del tifo laziale passato all’Inter.
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Nella Lazio provata da Sarri in queste settimane tra Auronzo di Cadore e il ritiro di Marienfeld, s’è visto chiaramente l’entusiasmo con il quale il gruppo ha accolto il nuovo tecnico, il quale ha anche concesso qualche eccezione rispetto al suo credo tattico. Nel 4-3-3 biancoceleste ad esempio, Luis Alberto avrà sì, compiti tattici, ma anche la possibilità di prendere iniziative non previste dal calcio di Sarri, come il lancio lungo, uno dei pezzi forti dello spagnolo. Su questo particolare Sarri ha provato e riprovato tempi e ritmi fino a costruire una nuova arma tattica, in attesa del debutto con l’Empoli in campionato (qui il calendario della Serie A). Nella rivoluzione del Comandante, il compito più delicato e difficile è nello 'smontaggio' pezzo per pezzo della Lazio di Inzaghi. Istruire cioè i giocatori a nuovi compiti tattici dopo i molti anni passati a ripetere e tradurre in gol le idee dell’attuale tecnico interista. Non va dimenticato infatti, che la squadra ha giocato per tanti anni con la difesa a tre nel 3-5-2 di Inzaghi Junior e passare a quattro non è certo la cosa più semplice del mondo. Anzi. Per dirne una: Lazzari è un perfetto interprete dell’esterno nella difesa a tre, ma ora dovrà riadattare un bel po’ il suo modo di giocare. Per non parlare degli attaccanti, che dovranno lavorare molto e di più in fase difensiva, pur essendo il gioco di Sarri particolarmente offensivo. Ma la sfida più difficile è nel rendere automatici alcuni movimenti che sono il mantra di Sarri e ai quali i giocatori non sono abituati, come il recupero di palla veloce e ricercato in modo ossessivo, la precisione nelle posizioni e, soprattutto, il fatto di non fermarsi mai e giocare sempre in movimento anche quando la palla è lontana.
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Possibile che la Lazio possa pagare qualcosa in avvio di campionato, ma l’obiettivo resta quello degli ultimi anni e cioè centrare una piazza Champions. Non va però trascurato il fatto che Lotito abbia deciso di trattenere i pezzi forti della sua squadra, principalmente per due motivi. Il primo: difficile piazzare calciatori dal prezzo molto alto come ad esempio Milinkovic in un mercato nel quale la crisi generata dalla pandemia ha evidentemente messo a dura prova le casse dei club di tutta Europa. Il secondo: Lotito già negli anni scorsi, grazie a un’oculata politica economico-finanziaria, era riuscito a non dover cedere per fare cassa, puntando anche al bersaglio grosso, lo scudetto, appena due stagioni orsono. Tra l’altro Sarri avrà Ciro Immobile là davanti, non un’opzione qualsiasi in tema di gol e giocatore molto bravi nell’inserirsi negli spazi che il 4-3-3 dovrà garantire.
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