Difficile pensare che la squadra campione d’Italia, quella con meno necessità di cambiare e che parte con un ipotetico vantaggio sulla concorrenza sancito dalle quattro giornate d’anticipo con cui ha conquistato il torneo, possa essere anche quella che più di altre deve assorbire le mutazioni del mercato. Sono andati via Conte, Hakimi e Lukaku, per ragioni di altra natura non ci sarà Eriksen, almeno fino a nuovo ordine. Il primo acquisto estivo è stato proprio quello per sostituire il danese: Hakan Calhanoglu, prelevato a zero, strappato a una concorrente come il Milan e pronto a svolgere il compito che Luis Alberto sbrigava nella Lazio di Inzaghi, un fondamentale raccordo ra centrocampo e attacco. L’arrivo del giocatore turco può garantire un numero di assist e di soluzioni da fermo in aggiunta.
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Verrà invece meno lo strapotere fisico nelle ripartenze che Hakimi e Lukaku garantivano. Nelle intenzioni del nuovo allenatore, la squadra dovrebbe avere maggiore possesso palla, potrebbe riprendere quella ricerca di un gioco offensivo che Conte ha sposato all’inizio della seconda stagione, salvo abbandonare in favore di un più pragmatico "difendi e colpisci". Fondamentale sarà capire come riusciranno a rispondere gli altri due giocatori finora acquistati come possibili titolari, Denzel Dumfries per la fascia destra e Edin Dzeko come partner offensivo di Lautaro Martinez.
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Il resto dell’ossatura è rimasta la stessa. In difesa Handanovic ha mantenuto il posto tra i pali, con Skriniar, De Vrij e Bastoni saldamente ai propri posti, ben coadiuvati dalle seconde linee come D’Ambrosio, Ranocchia e Kolarov. A centrocampo Barella, Brozovic e Perisic sembrano favoriti sulla concorrenza, anche se Dimarco ha certamente svolto un ottimo pre-campionato, tanto da uscire rapidamente dalla rosa di nomi dei cedibili. Per il prodotto del settore giovanile nerazzurro potrebbe essere un anno chiave. Sostituirà in rosa Ashley Young, liberatosi a zero, sulla carta può fornire maggiore freschezza e la capacità di giocare anche da terzo in difesa. Il vero punto interrogativo è chiaramente l’attacco. Hakimi è una perdita non indifferente, ma Lukaku è altra storia. È stato il catalizzatore del gioco offensivo della squadra negli ultimi due anni, capace di migliorare nettamente chi gli girava attorno (Martinez) e di agire da cassaforte per i palloni lanciati in avanti quando la squadra era in difficoltà contro il pressing. Fino al momento dell’addio, ha rappresentato un collante anche fuori dal campo, un leader riconosciuto dal gruppo e dai tifosi. Anche per questo l’improvviso dietrofront ha creato malumore nella piazza e in qualche ormai ex compagno. Inzaghi non può però permettersi di guardare indietro. Mirando al futuro, al di là della coppia Dzeko-Lautaro e di chi arriverà, potrebbe dire concedere un po’ di spazio anche al giovane Satriano, che in estate ha stupito tutti per maturità e completezza. Sempre che Sanchez non decida di uscire dal tunnel dei ripetuti infortuni.
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