Roma, 16 ottobre 2020 - E' botta e risposta tra Cristiano Ronaldo e il ministro Vincenzo Spadafora. Il calciatore oggi, in una diretta su Instagram, aveva difeso la sua posizione e quella della Juventus, accusati dal ministro dello Sport di aver violato il protocollo Covid firmato all'inizio della stagione calcistica. Secondo Spadafora, andando e tornando dal Portogallo, Ronaldo non avrebbe rispettato le regole. Ma il presidente della Juventus, Andrea Agnelli ieri aveva prontamente replicato: "Io applico il protocollo federale". E Spadafora aveva controreplicato: "È la Juve stessa che segnalò la rottura dell'isolamento", facendo riferimento al fatto che "alcuni giocatori andarono via senza autorizzazione".
Ma non finisce così, e Ronaldo sui social ha detto la sua, ma in termini polemici: "Sto rispettando il protocollo, non l'ho infranto come è stato detto: è una bugia". Poi spiega: "Sono rientrato dal Portogallo perché io e la mia squadra ci siamo assicurati di rispettare tutte le procedure e sono tornato in Italia in aereoambulanza, non ho avuto contatti con nessuno neanche a Torino". E ha aggiunto: "A un signore dall'Italia che dice che non ho rispettato il protocollo voglio dire che l'ho rispettato e sempre lo rispetterò".
E in un post sempre su Instagram CR7 si fa vedere sorridente nella piscina della sua villa sulla collina di Torino, dove sta trascorrendo il periodo di isolamento: "Non lasciare che ciò che non puoi fare ostacoli ciò che puoi fare", è il messaggio del calciatore della Juventus ai suoi follower.
Così anche Spadafora è tornato sulla polemica, cercando di metterci la parola fine: "Non ho intenzione di proseguire all'infinito su questo tema: confermo quanto detto ieri relativamente all'abbandono dell'hotel di alcuni giocatori della Juventus, basandomi tra l'altro sulle comunicazioni della società alla Asl di Torino. Non interverrò più sul tema e rinnovo gli auguri di pronta guarigione a tutti i positivi".
Poi il ministro, raggiunto al telefono da un'agenzia stampa, ha anche bacchettato il campione: "La notorietà e la bravura di certi calciatori non li autorizza ad essere arroganti, irrispettosi verso le istituzioni e a mentire: anzi, più si è noti più si dovrebbe avvertire la responsabilità di pensare prima di parlare e di dare il buon esempio".