Napoli, 28 marzo 2023 - La conferma dalla bocca di Aurelio De Laurentiis è arrivata a più riprese: l'ultima in ordine temporale è avvenuta in occasione del Premio Enzo Bearzot 2023. Il destinatario è Luciano Spalletti, dal cui fronte però fino al momento tutto tace.
Il primo timore
Un silenzio che probabilmente non sta tranquillizzando né il patron né ovviamente una piazza che si sta preparando a vivere una festa quasi senza precedenti: festa che, nei piani ideali di quasi un'intera città, non dovrebbe essere turbata da alcun evento. Men che meno dalla paura di perdere il principale condottiero della cavalcata vincente, che paradossalmente sta diventando il primo fattore che potrebbe spingere il tecnico toscano altrove. Le motivazioni sono presto dette. Si comincia dalla paura di non poter ripetere una stagione del genere che, a meno di clamorosi colpi di scena, sfocerà nello scudetto e magari anche in un piazzamento importante in Champions League. Insomma, un qualcosa di irripetibile e non perché l'attuale ciclo sia figlio di casualità e assenza di progettualità. Praticamente l'esatto opposto: De Laurentiis ha studiato nei minimi dettagli la rivoluzione sportiva ed economica che ha fatto da preludio ai risultati di questa annata di grazia in cui tutto, al di là della precedente pianificazione, sta funzionando alla perfezione. Uno scenario che non è detto si ripeta in futuro, con il Milan di Stefano Pioli, prossimo avversario in campionato e in Champions League, a fungere da valido esempio. Qui si torna alle paure di Spalletti, un allenatore che per sua espressa dichiarazione vive nel presente e sempre seguendo il sacro fuoco degli stimoli. Stimoli che potrebbero mancare dopo un'abbuffata del genere. In realtà le attuali ritrosie del tecnico toscano, non ancora tali da far scattare alcun allarme rosso nel quartier generale di Castel Volturno, affondano le proprie radici anche nel mercato che sarà: quello in cui, tanto per citare ancora De Laurentiis, nessun big è blindato a fronte della cosiddetta offerta indecente.
Il secondo timore
L'altra faccia della medaglia di una stagione del genere è che praticamente quasi ogni pedina della rosa del Napoli si presenta estremamente allettante per ogni gusto e tasca: a maggior ragione chi non può contare ad oggi su una situazione contrattuale forte e blindata. I primi pensieri vanno ovviamente a Victor Osimhen, l'attaccante mascherato - e non è il nome di un programma televisivo - che mai come quest'anno sta trasformando in oro ogni pallone: l'evento per la precisione finora è successo 25 volte, quando da disputare ci sono ancora diverse partite all'orizzonte. Quante? Il numero esatto dipenderà anche dal cammino degli azzurri in Champions League: l'ennesima vetrina dalle due facce per i tanti gioielli a disposizione di Spalletti. Proprio l'eventuale cessione del nigeriano inquieta non poco i sonni comunque molto dolci del tecnico toscano, il principale fautore della crescita esponenziale del capocannoniere del campionato. Non si tratta di una deduzione figlia dei soli risultati raccolti in campo dai partenopei, bensì di un'analisi che parte da lontano: per la precisione dalle prime battute di questa stagione che in estate pareva promettere un banchetto molto più parco. All'epoca era stato proprio Spalletti a lavorare - in ogni senso - sulla testa di Osimhen, oggi bomber spietato proprio con questo fondamentale, nonché professionista inappuntabile in campo e fuori: due scenari difficilmente ipotizzabili fino a poco tempo fa, quando il nigeriano appariva incompiuto sul rettangolo verde e spesso fin troppo discolo nella vita privata.
Piace Retegui
Sciogliere questo sodalizio proprio ora sarebbe un peccato madornale, oltre ad aprire un vero e proprio casting per trovare un successore all'altezza della fama dell'attuale numero 9 azzurro. I nomi non mancano sul taccuino di Cristiano Giuntoli, allertato dalla scadenza fissata al 2025 del contratto che lega ad oggi il nigeriano e il Napoli e dalla consapevolezza che un'eventuale trattativa per il rinnovo si preannuncia complicata sia sotto il profilo temporale sia economico: piacciono Rasmus Hojlund, Beto, Jonathan David, Armand Laurienté e Adama Traoré. Tutti profili suggestivi e dalle diverse attitudini offensive, con il solo Hojlund (il preferito di tutto il quartier generale di Castel Volturno) a rappresentare una garanzia in termini di fatturato offensivo: sempre ammesso che il danese si confermi su questi livelli al secondo anno in Serie A, notoriamente il più complicato. Una nuova idea nella testa del ds azzurro però c'è ed è nata proprio nella pausa del campionato per lasciare spazio alle Nazionali. A quella italiana, per la precisione: al Maradona contro l'Inghilterra è arrivata una brutta sconfitta che però ha acceso i riflettori del calcio mondiale su Mateo Retegui, il volto nuovo dell'attacco di Roberto Mancini. L'argentino naturalizzato italiano ha subito trovato la rete al debutto prima di ripetersi contro Malta, mettendo a referto un record che finora con l'azzurro della Nazionale avevano trovato solo Giorgio Chinaglia, Enrico Chiesa e Riccardo Orsolini. Un impatto devastante che non ha lasciato indifferenti i principali club della Serie A, con l'Inter attualmente in pole. In seconda, forse terza, battuta c'è però un Napoli suggestionato anche dall'impressionante somiglianza fisica di Retegui con German Denis, uno dei primi bomber di un certo peso (non solo fisico) dell'era De Laurentiis. Certo, per un presidente come quello partenopeo sempre attento a scovare i talenti emergenti in anticipo e a non farsi impelagare in pericolose aste al rialzo in questo momento il nome di Retegui rappresenta una bella inversione di tendenza. A motivarla potrebbero essere due fattori: l'impossibilità di affidarsi ancora a scommesse con un tricolore cucito sul petto (e da difendere) e la voglia di lanciare un segnale forte a Spalletti, il grande oratore ora caduto in un insolito silenzio che comincia a spaventare tifosi e addetti ai lavori. Forse lo stesso De Laurentiis, che al momento come certezza può contare solo sull'opzione di rinnovo automatico del contratto che lega il tecnico toscano al Napoli. Basterà questa clausola a evitare brutte sorprese al termine della stagione più bella?
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