Venerdì 20 Dicembre 2024
GIUSY ANNA MARIA D'ALESSIO
Calcio

Napoli, conferma annuale per Spalletti. Intanto Mario Rui diventa un 'caso'

Il tecnico toscano rinnoverà, ma solo a breve termine. Cabala Mario Rui: senza il terzino gli azzurri perdono sempre

Luciano Spalletti (Ansa)

Napoli, 8 marzo 2023 - Spegnere 64 candeline e ricevere come regalo - tra l'altro scartato ormai da diversi mesi - una solidissima vetta della classifica del campionato dopo una lunga carriera vissuta con sulle spalle la pessima nomea di allenatore dal gioco bello e vivace ma poco redditizio e vincente: il protagonista indiscusso è Luciano Spalletti, confermatissimo anche per il futuro sulla panchina del Napoli.

Matrimonio lungo ma non lunghissimo

Guai però a pensare a un matrimonio lunghissimo: il sodalizio verosimilmente proseguirà per un altro anno, quello in cui, a meno di disastri nell'attuale campionato, gli azzurri dovranno confermare gli attuali fasti. Prima però c'è appunto da concludere senza brutte sorprese il torneo in corso. Aurelio De Laurentiis, almeno all'apparenza, ha accettato senza fare drammi il tonfo interno con la Lazio e lo stesso Spalletti, tra l'altro tirando in ballo episodi e sfortuna, ha girato presto pagina, ma la controprova come sempre la fornirà solo il campo. Quel campo che nello scorso turno ha riservato la prima sconfitta interna, una ciliegina piuttosto amara da apporre sulla torta di compleanno del tecnico toscano, che non si smuove e continua a sposare la filosofia di un'intera carriera: ragionare di anno in anno e valutare poi il prosieguo del cammino insieme anche in base alle ambizioni della società. A tal riguardo, ovviamente, un ruolo chiave lo giocherà il mercato e le prime novità, ben prima di giugno, sono attese a stretto giro di posta. Si comincia dalle conferme di Giovanni Simeone e Giacomo Raspadori, con il primo che costerà 12 milioni: tanti per una riserva, pochi se la riserva in questione è il Cholito, l'uomo che ha risolto diverse partite complicate segnando quei gol (all'apparenza) facili che un tempo erano il punto debole del Napoli. Non solo: l'argentino ha colpito il patron e il resto della piazza anche per le sue doti umane e per un attaccamento alla causa che, al netto della nazionalità e di tutte le suggestioni che porta con sé a Fuorigrotta nel tempio che fu di Diego Armando Maradona, non era scontato dopo il precedente di Firenze e del famoso 'scudetto perso in albergo' durante la gestione di Maurizio Sarri.

Talismano Mario Rui

All'epoca nel Napoli militava già Mario Rui, uno dei pochi veterani superstiti dopo la rivoluzione della scorsa estate che ha 'cacciato' dal capoluogo campano i vari Lorenzo Insigne, Dries Mertens, Kalidou Koulibaly e David Ospina. L'importanza del portoghese nell'economia dello scacchiere azzurro è andata crescendo nel tempo di pari passo tra campo e ambiente. Dopo l'aumento progressivo del minutaggio in seguito alla parabola discendente intrapresa da Faouzi Ghoulam (oggi all'Angers) tra un infortunio e l'altro, per il portoghese è arrivata la mai banale ascesa a idolo del Maradona grazie a quell'aria un po' così da giocatore non proprio di primissimo piano. Sarà proprio così? La realtà parla di uno dei migliori terzini mancini del campionato che proprio con Simeone ha rapidamente costruito un asse spesso vincente. Non solo: quasi come fosse un talismano, Mario Rui è diventato l'ingrediente magico del Napoli, che non a caso le uniche sconfitte in stagione le ha conosciute senza il suo numero 6. L'ex Roma era infatti assente nei ko in campionato, gli unici finora a referto, contro Inter e Lazio e mancava pure nelle sconfitte contro Liverpool e Cremonese, nell'ambito rispettivamente di Champions League e Coppa Italia. Insomma, parlare di una semplice coincidenza comincia a essere riduttivo per un giocatore che - ironia del destino - all'inizio della sua avventura al Napoli era quasi inviso ai tifosi. A pesare all'epoca erano diversi fattori: dall'espressione quasi sempre accigliata del portoghese all'impietoso paragone tecnico con l'elegante ma sfortunato Ghoulam, fermato solo dai numerosi guai fisici e rimpiazzato gradualmente proprio dal collega. Forse qualche tensione, involontaria o meno, può averla cagionata anche Mario Giuffredi, il sempre furente procuratore di Mario Rui.

Il procuratore di Mario Rui contro Spalletti

 

 

Le polemiche create dall'agente tramite i tanti media partenopei sono piuttosto numerose. L'ultima in ordine temporale riguarda il paragone fatto da Spalletti sul fisico dei due terzini mancini a sua disposizione: nel mirino in particolare la presunta teoria che vede Mathias Olivera quasi preferito in ambito europeo grazie a una maggiore fisicità. "Spalletti ha fatto una cavolata": è con questa espressione, naturalmente edulcorata, che Giuffredi ai microfoni dell'emittente locale Televomero ha giudicato le rotazioni del tecnico toscano. "Far giocare Olivera in certe partite perché è più dotato fisicamente mi sembra frutto di un preconcetto e non di una scelta libera che quindi andrebbe rispettata in quanto tale". Insomma, superato l'ostacolo tifosi pare che Mario Rui abbia ancora qualche vetta da scalare prima di confermarsi un elemento inamovibile dello scacchiere di Spalletti che comunque, con buona pace di Giuffredi, contro l'Atalanta sarà obbligato ad affidarsi ancora ad Olivera a causa dell'ultima giornata di squalifica da scontare da parte del portoghese. E qui torna in auge il discorso cabala: per evitare altre brutte sorprese e che, di conseguenza, il vantaggio in classifica venga ulteriormente eroso, il Napoli dovrà disinnescare la trappola Atalanta ancora senza il proprio talismano. A distanza di pochi giorni gli azzurri torneranno di scena in Champions League ed è quindi probabile che stavolta il palcoscenico più ambito tocchi proprio a Mario Rui: al portoghese, nel caso, contro l'Eintracht Francoforte va quindi l'onere di smontare la polemica creata nelle ultime ore dal suo vivace procuratore, smentendo così la teoria legata a un presunto gap di fisicità troppo ampio da colmare in Europa. Da proteggere il vantaggio di 2 reti guadagnato in terra tedesca, dove il Napoli si era imposto nelle scorse settimane grazie ai guizzi, uno per tempo, di Victor Osimhen e Giovanni Di Lorenzo. Un margine rassicurante ma non ancora un'ipoteca per centrare un traguardo storico per il club partenopeo: i quarti di finale di Champions League, inframezzati da una cavalcata a dir poco trionfale in campionato.

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