Napoli, 30 gennaio 2023 - Ogni giornata sembra quella buona per le inseguitrici per accorciare sulla vetta della classifica e invece il Napoli, puntualmente, incrementa il proprio vantaggio: il copione si ripropone nella prima gara del girone di ritorno, quella che vede gli azzurri battere la Roma e apporre forse il sigillo definitivo sullo scudetto.
Il bomber di scorta
Se anche un presidente scaramantico come Aurelio De Laurentiis a fine partita si lascia andare a un entusiasmo smodato, allora significa che nel capoluogo campano ormai proprio tutti stanno cominciando a gustare il sapore del trionfo: compresi i pessimisti cronici e i più assidui contestatori del patron. Eppure, al di là di qualche carneade rivelatosi poi un acquisto top (su tutti Kvaratskhelia e Kim), già dalla campagna estiva di mercato emergevano dei sentori di una squadra destinata a crescere in particolare nelle seconde linee, quelle che nel lungo termine fanno la differenza: lo sanno bene tutte le (quasi ex) rivali per lo scudetto, che stanno progressivamente abdicando anche a causa di rose piene di falle. Dietro il tripudio azzurro c'è invece un roster completo che garantisce al direttore d'orchestra Luciano Spalletti un'alta competitività. Succede così che quando neanche la gemma di Osimhen è sufficiente per avere ragione di una Roma che, per dirla citando José Mourinho, forse avrebbe meritato qualcosa in più, il jolly Simeone torni in voga giusto per decidere un'altra gara - l'ennesima - praticamente al primo e unico pallone toccato. Se si pensa che un anno fa di questi tempi il medesimo ruolo toccava a Petagna, uno che neanche nell'isola felice Monza si sta imponendo, allora si capisce ancora meglio quanto la macchina Napoli sia stata costruita con una lungimiranza quasi offesa dal tormentone 'ora o mai più'.
La mano di ADL
Certo, non sempre capiteranno annate in cui agli azzurri riuscirà praticamente tutto sia in attacco sia in difesa e le rivali si autoelimineranno presto dalla contesa, ma ridurre il sempre più imminente scudetto a una combinazione fortunata non rende giustizia al lavoro certosino svolto negli anni da De Laurentiis. Mentre gli altri club spendevano e si indebitavano, con le conseguenze sotto gli occhi di tutti, il patron partenopeo portava avanti la filosofia opposta: via i big strapagati e ormai a fine ciclo e dentro giocatori meno costosi ma affamati. Un nome su tutti: quel Simeone passato da giustiziere del Napoli ai tempi della Fiorentina a sempre più probabile (ennesimo) uomo-scudetto.