Napoli, 12 marzo 2023 - Il piccolissimo sentore di un campionato leggermente riaperto è durato appena una settimana. Poi tutto è rientrato nei ranghi: l'Inter, ora di nuovo distante 18 punti, ha mostrato la solita discontinuità in particolare in trasferta e, soprattutto, il Napoli è tornato il dominatore assoluto. Sotto la furia azzurra stavolta è caduta l'Atalanta, la cui resistenza è durata poco più di un tempo: poi in cattedra sono saliti i soliti protagonisti, con Khvicha Kvaratskhelia che ha messo a referto un sigillo che ben rappresenta la sua prima trionfale stagione in Serie A.
La possibile data dello scudetto matematico
Finta, controfinta, passaggio rapidissimo del pallone da un piede all'altro e poi rete di pregevolissima fattura con la complicità della difesa ospite e con quel pizzico di fortuna che non guasta mai: un gol, quello del numero 77, che sa tanto di firma sul tanto atteso terzo scudetto, meta verso cui riprendono i preparativi e il conto alla rovescia interrotti dopo la sconfitta contro la Lazio. A tal riguardo, qualora questo andamento da parte della capolista dovesse mantenersi costante, la giornata buona per stappare lo spumante potrebbe essere la 33esima, quella in cui gli azzurri faranno visita all'Udinese nell'ultimo turno infrasettimanale del campionato. Date ancora non ce ne sono, ma di fatto il Napoli si potrebbe cucire il tricolore sul petto a inizio maggio e con 5 giornate di anticipo: un finale dolce, dolcissimo e impossibile da immaginare fino alla scorsa estate, quella in cui praticamente tutti i senatori del vecchio gruppo avevano lasciato il capoluogo campano. Il resto è storia nota: una marcia trionfale che ha conosciuto pochissime battute d'arresto e, quando successo, non si può neanche dire che le inseguitrici siano state capaci di approfittarne. Un copione che il Napoli nella sua storia ha già recitato tante volte, ma non in questa stagione senza storia ma con tante storie da raccontare.
Fenomeno Kvara
Si comincia dal numero 77 dal cognome impronunciabile, sbarcato dal Dinamo Batumi nel capoluogo campano nell'anonimato e tra mille scetticismi alla luce della pesantissima eredità da raccogliere: quella di Lorenzo Insigne. Fin dal ritiro di Dimaro quel giocatore all'epoca semisconosciuto aveva mostrato numeri di alta scuola ma, come ormai da decennale consuetudine dalle parti di Fuorigrotta, guai a scomodare 'quel' paragone illustre. Eppure, stavolta la musica è sembrata subito diversa e lentamente ma inesorabilmente Kvaratskhelia si è guadagnato quel confronto lì, ieri avvolorato dallo stesso Luciano Spalletti e prima ancora da Aurelio De Laurentiis, che con un'intuizione delle sue - e con il prezioso lavoro dietro le quinte di Cristiano Giuntoli - ha messo a referto un colpo da mercato forse senza eguali. Spesa esigua (appena 10 milioni), massima resa sul campo e una futura plusvalenza da capogiro qualora il rendimento mostrato al suo primo anno in Italia dovesse essere confermato. Questi discorsi sono però rimandati a data da destinarsi, perché all'ombra del Vesuvio nessuno ha voglia di privarsi del nuovo beniamino che, prodezza dopo prodezza, sta rendendo il sogno scudetto sempre più concreto.
Il piccolo 'caso Osimhen'
Nonostante le due giornate di fila a secco di reti - un'anomalia che alla luce del ruolino stagionale può quasi far gridare alla crisi - tra gli uomini copertina resta Victor Osimhen. Stavolta però il nigeriano, sotto la maschera, non ha mostrato il solito sorriso bensì un muso lungo dopo la sostituzione operata da Spalletti, che all'85' ha inserito Giovanni Simeone. Una staffetta consueta e ormai ben accettata da tutti i protagonisti, ma evidentemente non quando si è abituati a segnare sempre e si deve poi invece fare i conti con un inconsueto digiuno. Non solo: per Osimhen anche la beffa di aver sfiorato il gol da cineteca con una rovesciata quasi perfetta. Poi la sgraditissima panchina, accompagnata da gesti plateali che non potevano sfuggire alle telecamere, che invece evidentemente non hanno potuto immortalare il momento in cui il 'caso Osimhen' è rientrato. Presto, prestissimo: forse subito dopo il triplice fischio che ha riportato gli azzurri a +18 sulle altre e sempre più vicini a un sogno inseguito quasi come un'ossessione negli ultimi decenni.
Le ultime dall'infermeria
Al Maradona tuttavia c'è anche stato chi la sostituzione (della discordia) ha dovuto accettarla sempre a malincuore ma per un altro motivo: è il caso di Kim Min-Jae, costretto a lasciare il terreno di gioco al 76' appannaggio di Juan Jesus a causa di un risentimento al polpaccio che nelle prossime ore conoscerà una diagnosi precisa. In attesa di saperne di più sulle sue condizioni, il sudcoreano può consolarsi con gli attestati di stima che arrivano proprio da Spalletti, ieri evidentemente in vena di fare paragoni illustri e per certi versi scomodi. Per Kim è arrivato il parallelo - ben più fisiologico - con Kalidou Koulibaly, l'uomo del quale ha raccolto l'eredità la scorsa estate. Rispetto al suo predecessore il sudcoreano è stato giudicato più uomo squadra e, in quanto tale, capace di dare sicurezza alla difesa al contrario del senegalese, che spesso a quanto pare era vittima dell'eccessiva sicurezza nei propri mezzi. Insomma, una bella soddisfazione per Kim, il cui futuro in azzurro è minato - almeno all'apparenza - solo dalla clausola rescissoria che pende sulla sua testa in una finestra del prossimo luglio. Ci sarà tempo per discuterne: prima il Napoli deve concludere questa stagione magari riaccogliendo presto in gruppo Giacomo Raspadori e Hirving Lozano, che stanno proseguendo i rispettivi programmi di recupero. Intanto arrivano buone notizie dal fronte Alex Meret: gli esami effettuati al polso della mano destra hanno escluso il peggio e quindi per il friulano il bollettino medico sarà aggiornato in base al dolore e alle sensazioni. Alle sue spalle nelle gerarchie si staglia comunque la rassicurante sagoma di Pierluigi Gollini, che curiosamente trova il debutto in azzurro contro la squadra che ne detiene il cartellino e lo fa, al netto delle poche sollecitazioni arrivate dalle sue parti, con una prova di tutto rispetto. E per giunta togliendosi la soddisfazione di lanciare qualche dardo alla sua ex Fiorentina, che a gennaio ha accolto con il percorso inverso Salvatore Sirigu.
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