Napoli, 3 aprile 2023 - Il primo dei tre round in programma va in archivio con il risultato che nessuno si sarebbe aspettato: non il Milan, che per una sera annulla totalmente i 23 punti che separavano le due squadre alla vigilia del roboante poker messo a referto al Maradona e men che meno il Napoli, che si riscopre fragile soprattutto in ottica Champions League.
Una lezione per il futuro
Nessuno saprà mai se quelle voci che parlavano di una festa a Castel Volturno al momento dell'accoppiamento con i rossoneri da parte dell'urna di Nyon siano figlie della realtà o di una leggenda metropolitana: forse la verità, come spesso succede, sta nel mezzo e, in questo caso, si tratterebbe di una verità da ridimensionare alla luce di quanto successo nella gara di Fuorigrotta. Chissà che la furia della formazione allenata da Stefano Pioli non sia stata innescata anche da queste voci. Insomma, ancor prima dell'aspetto tattico, forse a Castel Volturno la prima riflessione da fare dopo un tonfo del genere riguarda proprio l'approccio degli azzurri in vista di questo finale di stagione: in campionato, con un margine ancora rincuorante (16 punti sulla Lazio) da proteggere senza incappare nel cosiddetto braccino del tennista, ma soprattutto in Champions League, palcoscenico sul quale tutti i valori e i distacchi vengono annullati. A tal riguardo, forse non tutti i mali vengono per nuocere: meglio incappare in una serata da incubo del genere in campionato che nella competizione continentale più prestigiosa, al netto della validità più o meno comprovata della teoria - sposata pure da Aurelio De Laurentiis dopo il ko con la Lazio - che parla di sconfitte salutari in determinati casi. Ma sarà proprio così?
Le statistiche (negative)
Forse sì o forse no, specialmente nel teatro sempre particolare del Maradona, dove il nervosismo si taglia col coltello anche in un'annata del genere. A testimoniarlo sono le clamorose risse sugli spalti, ma anche la palpabile tensione di Luciano Spalletti, da mesi alle prese con dribbling estremi tra trionfalismi assoluti, scaramanzie varie e paure diffuse: un mix che, di tanto in tanto, tra conferenze stampa e campi, produce dei cortocircuiti che mandano in tilt il diretto interessato e forse l'intera squadra, che dice addio a un primo possibile record da eguagliare o magari anche superare. Si tratta di quello dei 102 punti messi a referto dalla Juventus di Antonio Conte nel 2014: con 30 punti ancora a disposizione, il Napoli, oggi a 71 lunghezze, può comunque ancora infrangere il muro dei 100 punti. Restando nell'ambito di record e primati, è decisamente molto meno lusinghiero quello che riguarda le sconfitte interne incassate dagli azzurri: il poker inflitto dal Milan riporta con la mente 5-1 con cui il Bologna espugnò l'allora San Paolo nell'ottobre 2000. In generale, gli azzurri non perdevano una partita di campionato con almeno 4 gol di scarto dal 5-1 rifilato dall'Atalanta nel dicembre 2007. Insomma, dopo tante statistiche aggiornate in positivo, specialmente in una stagione di questa portata, per una volta il Napoli deve riavvolgere il nastro fino alle giornate più nere, quelle che in effetti possono avere anche dei risvolti positivi.
Buca o voragine?
Lo sa bene proprio Spalletti, chiamato adesso a capire cosa non abbia funzionato nella partita che ha segnato la ripresa del campionato dopo la sosta per lasciare spazio alle Nazionali. Dai 6 gol messi a referto tra Atalanta e Torino, a fronte di zero incassati nelle stesse sfide, ai 4 subiti per mano del Milan senza riuscire di fatto mai a ribellarsi a un passivo che avrebbe potuto essere anche peggiore. Buca o voragine? Per citare le sue stesse parole, la palla passa ora al tecnico toscano, che dovrà lavorare su testa e gambe dei suoi dopo un tonfo inatteso soprattutto nella sua mortificante portata. Partendo dalla testa, sembra necessario un piccolo grande bagno di umiltà per una squadra che forse pensava di aver già liquidato tutte le pratiche ancora in piedi in stagione: guardando alla classifica del campionato e al brillantissimo cammino in Champions League, sarebbe difficile darle torto, ma banalmente fino al crisma della matematica tutto è ancora in ballo. Passando alle gambe, inevitabile per il pianeta Napoli tremare pensando a quella statistica che vede le formazioni allenate da Spalletti crollare spesso in primavera. A remare stavolta dall'allenatore di Certaldo ci sono i punti di vantaggio in graduatoria e l'anomalia di un torneo troncato quasi a metà dalla pausa per lasciare spazio ai Mondiali 2022: in quei mesi tutte le squadre hanno potuto mettere benzina nelle gambe. Anche quelle solite incappare in flessioni importanti dopo il cambio di stagione come successo al Napoli proprio un anno fa.
Kvara vs Leao
Altri tempi, altri distacchi in classifica e soprattutto altri giocatori: oggi gli azzurri possono contare su una rosa infarcita di linfa fresca che, mai come ora, potrà rivelarsi l'arma in più. Basti pensare a Khvicha Kvaratskhelia, il nuovo signore della fascia sinistra per una sera 'asfaltato' dall'omologo e - almeno dal punto di vista mediatico - rivale Rafael Leao, il mattatore del primo dei tre round tra Napoli e Milan. I convenevoli a fine serata hanno lasciato intendere l'esistenza di una sana rivalità tra due dei talenti più cristallini del campionato, destinati a sfidarsi a breve anche in Champions League: uno spot per la Serie A e uno stimolo in più per il georgiano, chiamato a effettuare il controsorpasso sul portoghese per riprendersi i titoloni e i complimenti. In realtà si tratta di due profili molto diversi nelle caratteristiche e, in quanto tali, difficili da paragonare. Tra le divergenze c'è anche la situazione contrattuale, con Leao in bilico nella sua permanenza al Milan e Kvaratskhelia invece blindatissimo dalla società e da Aurelio De Laurentiis. Certo, eventuali offerte choc potrebbero essere prese in esame, ma forse non per il numero 77, il cui addio dopo appena una stagione sarebbe vissuto come un mezzo fallimento da una piazza già in parte inferocita con il patron: specialmente se si pensa all'ala più calda del tifo.
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