Napoli, 4 maggio 2022 - Gli attaccanti vincono le partite, i difensori i campionati: dietro questo noto aforisma è racchiusa l'estrema sintesi della stagione del Napoli, che ha a lungo accarezzato il sogno scudetto proprio quando la retroguardia era un autentico fortino. Poi qualcosa è cambiato e, soprattutto, qualcosa potrebbe cambiare in sede di mercato.
L'inizio della fine
Nell'occhio del ciclone, un po' a sorpresa dopo le voci che lo vedevano addirittura futuro capitano, ci è finito pure Kalidou Koulibaly. In realtà colpe particolari il senegalese non ne ha: gli svarioni principali sono stati commessi da altri giocatori, ma la solidità di reparto, quella che un tempo proprio il numero 26 garantiva a suon di leadership e strapotere fisico, sembra appartenere ormai al passato. Parlando del presente invece c'è una statistica che non rema dalla parte del classe '91, il cui rientro in campo dopo infortunio e Coppa d'Africa ha coinciso paradossalmente con l'inizio dello sgretolamento del fortino azzurro. Il Napoli subisce almeno un gol da 11 partite consecutive, con un parziale che parla addirittura di 15 reti incassate in questo frangente: un salasso nel quale è facile ricondurre la fine del sogno tricolore e forse del ciclo all'ombra del Vesuvio di chi è il baluardo difensivo addirittura dal 2014. In realtà nulla è ancora deciso. Anzi: la ferma volontà di Koulibaly, si sa, è terminare la carriera in azzurro. Volontà che però ad oggi si scontra con due ostacoli non da poco: il contratto in scadenza nel 2023 e uno stipendio troppo pesante (6 milioni netti a stagione) per i parametri economici fissati da Aurelio De Laurentiis.
Il piano rinnovo
Per l'esattezza il tetto ingaggi deciso dal patron parla di 3,5 milioni da non superare: forse proprio Koulibaly potrebbe essere l'eccezione alla regola, ma solo in caso di decollo di una trattativa per il rinnovo al momento piuttosto ferma. L'idea (anche per evitare l'ennesimo addio a zero tra un anno) è mantenere l'attuale stipendio per un'altra stagione e poi scendere a 5: forse non un sacrificio economico enorme da parte di un giocatore che ormai si identifica appieno nella realtà partenopea, specialmente se poi si pensa ai paletti apposti per il rinnovo (poi mai formalizzato) di Lorenzo Insigne. Insomma, per De Laurentiis evidentemente è più importante blindare la retroguardia: una considerazione giusta specialmente alla luce dell'epilogo di questa stagione. Eppure, curiosamente, il calo difensivo è cominciato proprio con il rientro di Koulibaly.
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