Napoli, 1 marzo 2022 - Dai fischi di giovedì all'abbraccio sotto la curva di domenica: in appena tre giorni è cambiato il mondo per il Napoli e soprattutto per Lorenzo Insigne, un binomio che andrà avanti fino al termine della stagione con la ferma intenzione di scrivere un capitolo importantissimo della storia del club.
Tra benefici e trappole
La strada è ancora lunga e la rapida metamorfosi delle emozioni dalla rovinosa sconfitta interna contro il Barcellona che è costata l'eliminazione dall'Europa League alla bella vittoria esterna sul campo della Lazio ne è la dimostrazione. Focalizzando il discorso sul solo campionato, di fatto l'unico obiettivo rimasto in piedi per gli azzurri (e che obiettivo), un torneo così tirato ai piani altissimi offre benefici ma anche trappole: con una vittoria si dà una bella spallata alle rivali, ma con un tonfo si passa automaticamente dall'altra parte della barricata. Senza contare, parlando della sola Inter, il discorso 'asterisco' che riguarda la gara da recuperare contro il Bologna: un 'quando' non esiste ancora e questa non è una buona notizia per le altre squadre coinvolte nella corsa scudetto, che non hanno in carniere questo jolly (da giocare magari a primavera inoltrata) di una partita insidiosa ma di certo non impossibile. Per il momento il Napoli preferisce giustamente concentrarsi sul presente senza pensare a ciò che potrebbe accadere più in là: se questo ragionamento lo fa il club, figurarsi Insigne, già consapevole che il proprio futuro lo porterà a Toronto. Prima però c'è da terminare una stagione e in generale un'ampia fetta di carriera con la chance di poterlo fare nel miglior modo possibile: da capitano e cucendo sulla maglia della squadra del cuore il tanto ambito tricolore.
Un tabù rotto
L'impressione è che il ritorno al gol su azione (l'ultimo risaliva alla trasferta di Firenze del 16 maggio 2021) abbia in un certo senso stappato tutte le ansie di un giocatore al quale cominciava a stare stretta la sola ottima resa dal dischetto del rigore, fornendo così a Luciano Spalletti un'ulteriore arma per una formazione che già fa del tiro dalla distanza uno dei fondamentali migliori. E' proprio questa, a parte ovviamente i 3 punti, l'eredità più preziosa lasciata dalla vittoria dell'Olimpico. Gli azzurri hanno scoperto che si può arrivare alla vittoria pur senza sciorinare il miglior calcio fatto del ben noto palleggio ad alta qualità: a volte basta 'semplicemente' tirare, specialmente se in rosa ci sono piedi fini come quelli di capitan Insigne.