Napoli, 26 dicembre 2021 - In un Napoli alle prese ormai da mesi con un'emergenza infortuni senza fine, in una sorta di universo parallelo, vive Giovanni Di Lorenzo, l'uomo che non ha ancora saltato un minuto in campo.
Un'estate da protagonista
Guai a pensare che si tratti di un'iperbole: nei 2340' giocati finora dagli azzurri contando campionato ed Europa League, il classe '93 c'è sempre stato. Minuti di recupero compresi. Il tutto senza contare gli impegni con la Nazionale e la precedente lunga e faticosa cavalcata vincente degli Europei. Proprio dopo un'estate vissuta da protagonista, il Napoli, con tanta lungimiranza, aveva provveduto a blindare Di Lorenzo prolungando il suo contratto fino al 2026: una mossa provvidenziale per respingere sul nascere gli assalti dei top club che già volevano mettere le mani su un giocatore che in difesa sa fare proprio tutto. Terzino destro, sinistro ma anche centrale: senza contare l'apporto sempre importante in termini di gol e assist (quest'anno finora rispettivamente a quota 1 e 3). Insomma, in una squadra in cui i titoloni spesso vanno sempre e solo agli attaccanti (quest'anno paradossalmente la nota più deludente) esiste un gregario di lusso che sta tappando quasi tutte le falle in difesa: falle aperte dagli infortuni, certo, ma anche da qualche carenza strutturale che la rosa si trascina dall'estate. Su tutte la voragine a sinistra, con il solo Mario Rui a tirare la cosiddetta carretta dall'inizio: per fortuna del portoghese (e di Luciano Spalletti) che esiste il tuttofare Di Lorenzo, il cui acquisto nel 2019 fu curiosamente coperto da tante critiche per gli 8 milioni versati all'Empoli. All'epoca parevano una follia, così come, quasi contemporaneamente, i 36 milioni sborsati per accaparrarsi Kostas Manolas sembravano un affare. Le stranezze del calcio e la forte miopia che spesso affligge tifosi e addetti ai lavori, troppo accecati dal peso dei nomi e del palmares delle squadre di provenienza per vedere il resto.
L'unica certezza
Quel 'resto' Aurelio De Laurentiis lo aveva invece scorto bene in quel processo di italianizzazione della rosa che in parte, seppur ad andamento lento, tuttora prosegue: la presenza di ben 3 unità nell'Italia campione d'Europa è un valido esempio. Il problema è che di questo lotto, tra il capitano recalcitrante (Lorenzo Insigne) e in scadenza e il portiere mai in campo (Alex Meret), l'unica certezza è proprio Di Lorenzo, colui che in teoria, all'alba di questo progetto tecnico, doveva essere l'anello debole del Napoli.
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