Napoli, 22 marzo 2023 - Si dice che a 26 anni un giocatore sia nel pieno della sua maturità: se poi il giocatore in questione gioca tra i pali, ruolo che notoriamente allunga la carriera, allora si può ancora parlare di piena gioventù. Musica per le orecchie di Alex Meret e del Napoli: un binomio che ha vacillato a più riprese prima del lieto fine di questa stagione.
Un'estate movimentata
Come ogni film a lieto fine la trama nel mezzo però è stata tutt'altro che serena e lineare. Se si vuole riavvolgere il nastro indietro addirittura fino al 2018, allora è impossibile non citare l'infortunio lampo che fermò il friulano praticamente dopo il primo allenamento svolto nel ritiro di Dimaro: una frattura dell'ulna del braccio sinistro che obbligò il club partenopeo a tornare sul mercato per riempire subito la casella. Il prescelto fu David Ospina, il cosiddetto usato sicuro che di fatto non si sarebbe (quasi) più mosso dalla porta del Maradona, lasciando a Meret solo le briciole e qualche presenza sparsa qua e là soprattutto nell'ambito di turnover e Coppa Italia. Il 30 giugno 2022 il contratto del colombiano scade, spianando così finalmente la strada alla carriera in azzurro del friulano. Ma sarà proprio così? In realtà, del tutto a sorpresa, il Napoli torna sul mercato per cercare un altro profilo di esperienza. L'erede designato sembrava Keylor Navas, chiuso al Paris Saint-Germain da Gigio Donnarumma. Tra alterne vicende la trattativa prosegue per l'intera estate, fino a che tutto non è saltato per una mera questione economica: per la precisione per 'appena' 500mila euro o addirittura meno. Il tutto nonostante la ferma intenzione del costaricano di trasferirsi all'ombra del Vesuvio per ben 3 anni: con tanto di rinuncia a una corposa parte del proprio ingaggio.
Il 'rinnovo-ponte'
Tramontata la pista Keylor Navas, finito lo scorso gennaio in prestito al Nottingham Forest, il Napoli si trova spalle al muro e di fatto con un solo portiere in rosa a ridosso dell'inizio del campionato. La soluzione arriva dal calderone degli svincolati e si chiama Salvatore Sirigu: un altro pezzo di usato sicuro, ma di certo non quello sognato da Aurelio De Laurentiis e Cristiano Giuntoli all'alba dell'estate e non per una questione di anagrafe, con il sardo addirittura di un anno più giovane del costaricano. L'età però, si sa, è solo un numero destinato a decadere quando il discorso si sposta sull'integrità fisica e così presto l'avventura in azzurro di Sirigu sarebbe tramontata e, con essa, anche l'ipotesi di un nuovo sorpasso ai danni di Meret nelle gerarchie di Luciano Spalletti grazie a una maggiore abilità nel gioco con i piedi. Il friulano ha finalmente la sua chance senza il fiato sul collo perenne di un altro portiere e se la gioca bene, guadagnandosi il tanto agognato rinnovo di contratto fino al 30 giugno 2024, con opzione appannaggio del Napoli fino al 30 giugno 2025 e dietro pagamento di 2 milioni a stagione: una firma considerata 'ponte' in vista di un ulteriore step per blindare ancora di più un sodalizio che ne ha vissute davvero di ogni.
Il piano per il vero rinnovo
Tutto sarà discusso a fine campionato, verosimilmente con una coppa di spumante in mano per brindare allo scudetto del Napoli: senza dimenticare il fronte Champions League ancora pienamente in piedi. Di certo i risultati di squadra andranno a influenzare anche le richieste economiche dei procuratori in sede di discussione: questo forse è l'unico aspetto di questa cavalcata trionfale che piace poco a De Laurentiis, che si vedrà costretto in determinati casi ad aprire il portafogli pur di evitare che dopo il trionfo arrivi la diaspora. Non a caso gli agenti dei giocatori, di solito molto pressanti nei modi e nei tempi, mai come ora nel capoluogo campano stanno procrastinando tutto a giugno, se non addirittura dopo, quando la sbornia sarà stata digerita. Tornando alle vicende specifiche di Meret, va ricordato come non sempre il tempo abbia remato dalla parte di un portiere tutt'altro che fortunato: basti pensare, passando alla Nazionale, alla presenza fissa davanti nelle gerarchie di Donnarumma, il preferito di Roberto Mancini anche durante periodi di forma tutt'altro che positivi. Dover sudare i risultati ottenuti è un po' la costante di Meret, uno dei cardini dei successi di un Napoli di cui si parla troppo dell'attacco al fulmicotone e troppo poco della difesa di ferro.
I numeri della difesa
Si comincia dal dato che più salta agli occhi: il miglior reparto arretrato del campionato con appena 16 gol incassati, di cui appena 2 nel girone di ritorno, quello in cui a detta di molti gli azzurri avrebbero intrapreso una lunga fase di calo prima di far cominciare un nuovo torneo. In effetti, in un certo senso, è andata proprio così, ma non nel verso sperato dalle inseguitrici: il Napoli ha accelerato ulteriormente, mentre dietro le varie squadre hanno perso a turno sempre più punti per strada fino a scrivere l'attuale +19 della capolista che significa molto di più di un'ipoteca sullo scudetto. Dietro l'exploit azzurro e dietro le caterve di reti segnate dalla 'strana coppia' composta da Victor Osimhen e Khvicha Kvaratskhelia c'era la sicurezza infusa da Meret e dall'intera difesa, un tempo il punto debole di una squadra che era spesso un Giano a due facce. Stavolta nessun reparto ha smantellato il lavoro altrui. Anzi: se gli attaccanti hanno imparato, nei rari momenti di difficoltà degli azzurri durante le partite, a fornire il proprio apporto, i difensori hanno affinato la propria abilità con i piedi dando un ulteriore contributo alla fase di costruzione. Il discorso vale anche per Meret, che nell'arco di un'intera stagione, curiosamente, ha commesso un solo grave errore: la 'papera' contro il Bologna che ha spianato la strada alla rete (poi vana ai fini del risultato finale) di Musa Barrow. Una sbavatura di metà ottobre: da lì in poi un rendimento perfetto, anzi, da scudetto.
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