
Marco Fassone e Adriano Galliani
Milano, 14 dicembre 2016 – Duecento milioni di caparra. Denaro sonante, segnale importante. Cento a settembre, cento arrivati ieri prima dell’ora di pranzo - mentre a Casa Milan si svolgeva un’assemblea dei soci depauperata di ogni valenza - dalla sede della Credit Suisse di Hong Kong. Mittente la Sino-Europe Sports - via Rossoneri Champion, una controllata di Yonghong Li che ha messo di tasca propria tutti i soldi -, destinatario Fininvest.
Poco più del 38% del denaro che il consorzio cinese deve versare per il passaggio del 99.93% delle quote del Milan (520 milioni a cui vanno aggiunti i 220 di debiti pregressi) è già nelle casse della società di via Paleocapa. Un conto Unicredit, separato da quello da cui solitamente la holding della famiglia Berlusconi attinge capitale per finanziare le operazioni di acquisto
. La spiegazione è presto detta. Fininvest ha ricevuto questi soldi ma non può ritenerli propri né utilizzarli per via delle clausole contrattuali: pare infatti che questa ricca caparra debba essere restituita nel caso in cui dal Governo di Pechino non arrivassero le autorizzazioni a esportare il denaro all’estero. Giuridicamente infatti non si tratterebbe di inadempienza contrattuale da parte di Ses ma di un divieto da parte di terzi (l’Autorità Statale) di completare l’affare: in tal caso Fininvest e la controparte dovrebbero sciogliere il contratto e firmare il recesso senza penali. Un po’ come succede quando, durante la fusione di due aziende, l’operazione viene bocciata dall’Antitrust. Ora all’appello mancano 320 milioni: potrebbero anche essere pagati a rate nei 3 mesi per aggirare gli ostacoli burocratici. Le prossime scadenze imposte riguardano il 28 febbraio - data in cuiFininvest vuole ricevere l’intera somma - e il 3 marzo - giorno in cui sarà convocata la nuova assemblea dei soci per formalizzare il passaggio di proprietà e il cambio di Governance.
Investimenti a rischio? Proprio durante l’assemblea dei soci di ieri mattina è emerso però un dettaglio interessante: le domande precise e puntuali dell’avvocato Giuseppe La Scala, vice presidente dell’Associazione dei Piccoli Azionisti, sono rimaste senza risposta. La proprietà infatti non le ha giudicate “pertinenti” rispetto all’ordine del giorno: Galliani ha inoltre chiarito che il Milan non può essere considerato un ‘terzo beneficiario’ del preliminare siglato ad inizio agosto - che impegnava il consorzio cinese a un investimento complessivo di 350 milioni di euro nell’arco di un triennio, di cui 100 milioni da versare al momento del closing -. Una replica che lascia aperta la possibilità che questo “rafforzamento patrimoniale” sia stato escluso dai termini del contratto riveduto e corretto. Non sono intanto previsti imminenti incontri tra be Galliani per parlare della gestione del mercato invernale che sarà autofinanziato dalle cessioni. Cambiano intanto le gerarchie sui calci di rigori dopo i due errori di Niang: dal dischetto andranno Bacca o Lapadula.