Torino, 3 ottobre 2019 - L'addio al calcio Claudio Marchisio lo ha voluto dare là, dove tutto è cominciato. A casa di quella Juventus dove è cresciuto, ha conosciuto gli anni più bui della storia bianconera, ma anche alcuni dei più felici. Anche dopo la separazione con la Vecchia Signora, risalente a oltre un anno fa, il Principino ha continuato a sentirsi addosso quei colori, tanto da non prendere mai in considerazione l'ipotesi di tornare in Italia con un altra maglia.
"Da lì la mia scelta di andare allo Zenit San Pietroburgo. Quest'anno ho dovuto rescindere il contratto con la società russa per una questione di rispetto - sottolinea l'ex centrocampista della Nazionale -. Sapevo che avrei saltato gran parte della stagione, quindi mi sembrava corretto nei loro confronti prendere questa decisione. La voglia di continuare c'è sempre, ma a un certo punto devi guardarti dentro e capire se sei in grado di restare a quei livelli".
Decisivo è stato l'infortunio occorsogli lo scorso aprile. "Quest'estate per me è stato un periodo difficile, complicato. Perché ero dentro una riabilitazione e dentro di me è scattato qualcosa. Cercavo di recuperare, tornare in campo, ma mi rendevo conto che la mia testa voleva fare qualcosa, ma il mio corpo non reggeva più come volevo". E adesso, a 33 anni, è sì il momento il guardarsi alle spalle ("è stato un sogno che ho vissuto con tutto me stesso"), ma soprattutto al futuro. "Non so cosa farò, negli ultimi anni ho portato avanti attività extracalcio, ma non mi precludo niente. Non so se farò l'allenatore o qualche altra cosa - dice Marchisio -. E' giunto il momento di staccarmi, prendermi un po' di tempo per la mia famiglia".
Fra i ricordi più belli, il Principino cita l'anno in B con Madama. "Ero l'unico felice in quella stagione, prendevo il treno. Indossavo la maglia della Juve e il mio sogno si stava coronando e dovevo sfruttare al massimo quell'occasione. Il rimpianto più grande è stato sicuramente quello di non vincere la Champions in bianconero e l'Europeo con l'Italia. La partita che rigiocherei? La finale di Berlino".