Giovedì 21 Novembre 2024
GIUSEPPE TASSI
Calcio

Roberto Mancini: l’addio alla Nazionale, gli attriti e l’offerta di 60 milioni dall’Arabia. "È una scelta personale"

La rivoluzione nello suo staff tecnico , ma la Figc gli aveva dato pieni poteri. Il ministro perplesso È caccia al sostituto in azzurro: Spalletti o Conte

Roberto Mancini

Roberto Mancini

La notizia rimbalza sotto gli ombrelloni del Ferragosto imminente. Il vento dei social la rilancia con la forza di un virus incontrollabile: Roberto Mancini si è dimesso da commissario tecnico della Nazionale. Sembra un pesce d’aprile fuori stagione, una fake news internettiana e invece è tutto vero, perché di lì a poco arriva la conferma della Federcalcio. E a cascata i particolari che colorano di giallo la vicenda. L ‘addio del ct è freddo, glaciale, al punto che la lettera di dimissioni arriva in Federcalcio via pec, la posta elettronica certificata nella tarda serata di sabato. Poi nel pomeriggio il Mancio scriveva su Instagram: "Le dimissioni da ct della nazionale sono state una mia scelta personale. Ringrazio il presidente federale, Gabriele Gravina, per la fiducia, insieme a tutti i membri della Figc. Saluto e ringrazio tutti i miei giocatori e tifosi che mi hanno accompagnato in questi 5 anni. Porterò sempre nel cuore la straordinaria vittoria dell’Europeo 2020".

Il presidente Gravina poco prima aveva reagito con un comunicato che poco o nulla concedeva al sentimento: "La Figc comunica di aver preso atto delle dimissioni di Roberto Mancini dalla carica di ct... si conclude quindi una significativa pagina di storia degli Azzurri..". Si cita la vittoria di Euro 2020 "un trionfo conquistato da un gruppo dove tutti i singoli hanno saputo diventare squadra". E poi avanti con l’urgenza di nominare a breve un successore, visto che fra meno di un mese si giocheranno le sfide con Macedonia del Nord e Ucraina, decisive per la qualificazione agli Europei 2024. Proprio gli impegni urgenti e la fresca nomina di Mancini a coordinatore di tutte le nazionali rendono ancor più clamoroso e inspiegabile l’addio del ct. E aprono la strada a congetture e illazioni. C’è chi parla di un’offerta faraonica dall’Arabia Saudita per portare Mancini nel nuovo Eldorado del pallone. L’ex ct azzurro avrebbe sul tavolo una super proposta dalla Nazionale araba, alla ricerca di un ct dopo il trasferimento di Renard alla Nazionale femminile. La Federcalcio araba avrebbe proposto a Mancini un super contratto da 60 milioni a stagione per progettare il prossimo futuro, dai giochi asiatici al Mondiale 2026, per arrivare alla Vision 2030, sperando che il Mondiale sia assegnato ai sauditi. C’è chi specula sulla salute del ct e parla di un forte stress psicofisico, legato anche alla complessa rifondazione del club Italia. Si dice "sorpreso, dispiaciuto e perplesso" il ministro dello Sport, Andrea Abodi, che sottolinea come "il tempo aiuterà a comprendere le ragioni di questa scelta e della tempistica".

Ma conoscendo l’amore del tecnico jesino per la maglia azzurra e per i valori che incarna, vien da pensare che qualcosa si sia guastato in modo definitivo nei rapporti con Gravina e la Federazione. Dopo l’ultima avventura in Nations League, lo staff tecnico di Euro 2020 è stato smontato pezzo per pezzo. Come dieci piccoli indiani, uno dopo l’altro Mancini ha perso Evani, Nuciari e Lombardo (dirottato all’Under 20) e di quel gruppo, che comprendeva l’amatissimo Gianluca Vialli come dirigente accompagnatore, è rimasto solo Salsano. Forse Mancini si è sentito improvvisamente solo e isolato e ha interpretato in senso negativo la nomina di Buffon come successore di Vialli e il ventilato arrivo di Bonucci nel nuovo staff tecnico.

Come se lo spirito umano e goliardico della vecchia Samp (riassunto nell’intenso e commovente abbraccio con Vialli dopo il trionfo di Wembley) fosse stato tradito per avviare una complicata rifondazione su nuove basi. Mancini è orgoglioso, gli piace comandare, imporre le scelte, guidare un suo clan. Quando ventilarono di mettergli accanto Lippi come dt, minacciò le dimissioni. Ecco perché la gelida pec dell’addio ora sembra meno complicata da spiegare. E intanto si apre la corsa alla successione, con i nomi di Spalletti e Conte in pole position e Cannavaro o De Rossi come outsider. La Nazionale ha fretta di ripartire ma il clima è da guerra fredda.