Napoli, 16 novembre 2021 - C'era una volta per Lorenzo Insigne l'isola felice chiamata Nazionale: l'idillio si è invece spezzato e per il fantasista del Napoli le maglie azzurre dal retrogusto amaro diventano due.
Tristi analogie
Non bastavano infatti le grane con il club sulla questione rinnovo che inevitabilmente hanno finito per influenzare anche il rendimento in campo sul prato del Maradona: a complicare la stagione del Magnifico ci si mettono anche i guai dell'Italia, che ancora una volta manca l'accesso diretto ai Mondiali. Da Gian Piero Ventura a Roberto Mancini: cambiano i CT ma la sostanza resta la stessa, ossia niente qualificazione (con la speranza che in questo caso l'appuntamento con il biglietto per Qatar 2022 sia solo rimandato di qualche mese) e pioggia di critiche su giocatori e gestione tecnica. Curiosamente, in entrambi i moti di ira entra sempre il nome di Insigne: vuoi da vittima, vuoi da carnefice. Nel primo caso, anch'esso ormai tristemente ricorrente, si parla del numero 10 della Nazionale come di una sorta di cavia utilizzata dai vari CT in ogni posizione del campo tranne quella a lui più consona, cioè la corsia mancina. In realtà, a onor del vero, prima della sciagurata gara di Belfast, Insigne ha avuto svariate occasioni per mostrare il meglio del suo repertorio proprio dalla sua zolla preferita: il miglior risultato negli ultimi tempi è stato un tiro a giro loffio e comunque lontano da quello che aveva incantato tutti, non solo in Italia, appena pochi mesi fa.
Primavera di fuoco
Il problema per la Nazionale è che di loffio non c'è solo il pezzo forte di Insigne, protagonista ieri della chance più clamorosa dell'intera gara: molti degli eroi della magica cavalcata europea sono rimasti con la mente e con le gambe a Wembley e alle loro spalle, per un'eventuale operazione di ricambio generazionale lampo, non c'è di certo la fila di talenti già pronti all'uso. Viene quindi automatico pensare che la qualificazione a Qatar 2022, di riffa o di raffa, debba comunque passare dai 'veterani', con la speranza che nella primavera del prossimo anno la mente sia fissa solo sull'Italia e non sulle vicende dei rispettivi club. Discorso che per Insigne finisce per comprendere anche il capitolo rinnovo con il Napoli, che a marzo, in caso di mancato addio a gennaio (scenario altamente improbabile), potrebbe entrare nel vivo, in un senso o nell'altro. In ballo per il fantasista il suo futuro in azzurro: quel doppio azzurro che oggi sta portando più amarezze che soddisfazioni.
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