Milano, 20 marzo 2023 - È un'Inter a due facce. Se nelle partite da dentro o fuori fino a qui riesce a trovare buone cose, tre trofei in due anni e una qualificazione ai quarti di Champions League, in serie A la squadra di Simone Inzaghi non riesce a risollevarsi e a trovare continuità. Nove sconfitte in campionato dopo il ko interno con la Juve e un terzo posto che lascia brividi nella lotta ai posti Champions della prossima stagione. La Lazio si è presa il secondo posto con due punti di vantaggio e solo la sconfitta del Milan a Udine ha permesso ai nerazzurri di rimanere terzi, ma ora con solo tre punti sulla Roma quinta e cinque sull’Atalanta sesta, senza contare il ritorno Juve a meno nove nonostante i quindici punti di penalità. Alla Pinetina ci si lecca le ferite e si chiede a Inzaghi un finale di stagione convincente per non compromettere l’approdo alla prossima Champions League, ma a scaldare ancora gli animi è il gol della Juve, viziato, secondo i nerazzurri, da più di un tocco di mano.
Rabiot, poi due volte Vlahovic: il Var resta silente
Nel gol della Juventus che ha deciso il derby d’Italia ovviamente ci sono tanti errori dell’Inter, come per esempio l’incomprensibile scelta di Dumfries di non andare a contrastare Kostic ma di mettersi esattamente in traiettoria impedendo la corretta visuale a Onana, ma oggi l’ambiente nerazzurro è ancora arrabbiato per il mancato intervento del Var sui tocchi di braccio di Rabiot e Vlahovic in avvio azione. Dai replay ce ne sono addirittura tre, ma Mazzoleni, dopo quattro minuti di check, ha deciso che non c'era una immagine chiara che togliesse ogni dubbio sull’accaduto. Eppure, secondo le ricostruzioni nerazzurre, Rabiot stoppa il pallone con il braccio sinistro, con Chiffi che ha visuale libera e sembra intenzionato a fischiare, successivamente la palla sbatte sul braccio sinistro di Vlahovic, attaccato al corpo e involontario, ma il serbo ha un ulteriore controllo del pallone aggiustandoselo con il braccio destro come alcuni tifosi nerazzurri hanno evidenziato con i video social del post partita. Esattamente come contro la Samp, il Var ha deciso di non intervenire per mancanza di immagini chiare, anche se per l’ambiente nerazzurro e soprattutto per il tecnico Simone Inzaghi non è così: "È inaccettabile quello che è successo, non c'è bisogno di chiedere spiegazioni agli arbitri perché le immagini sono chiare - l'arringa dell'allenatore - Dopo Monza avevo detto che non avrei parlato di arbitri ma è troppo grave quello che è successo. Vedo una grande mancanza di rispetto quando si parla di assenza di immagini". Lecito pensare che la dirigenza chiederà spiegazioni ai vertici arbitrali, magari con il supporto delle immagini che a detta del mondo nerazzurro sono chiare. Resta però il problema di fondo per l’Inter che è la mancanza di continuità in campionato e una corsa Champions League che sta prendendo una brutta piega se non arriverà un deciso e netto cambio di tendenza. Nove sconfitte in campionato sono decisamente troppe per una squadra che era partita con l’idea di togliere lo scudetto dalle maglie del Milan e che oggi si ritrova a 21 punti di distacco dal Napoli avviato verso il tricolore guidato dai fenomeni Osimhen e Kvara.
Darmian a quota 100: "Contento, ma sul gol…"
Nella sconfitta ci sono due piccole gioie per Matteo Darmian, ormai fedelissimo di Simone Inzaghi che all’occorrenza lo schiera braccetto di destra o quinto di destra. L’ex Manchester United è ormai un titolare fisso con pieno merito grazie a prestazioni concentrate e ordinate nel fare ciò che serve alla squadra. Per il calciatore cresciuto nelle giovanili del Milan sono 100 presenze in maglia nerazzurra con cui ha vinto uno scudetto, due gol decisivi con Cagliari e Verona, due Supercoppe Italiane e una Coppa Italia. Per Darmian almeno 30 presenze in ogni stagione partendo dalle 33 nell’anno di Conte e passando dalle 36 dell’anno scorso e le 31 già raggiunte quest’anno. Per Darmian anche un gol decisivo in Coppa Italia contro l’Atalanta. Il difensore ovviamente si gode il primato raggiunto e anche la convocazione in Nazionale, ma prevale l’amarezza per la sconfitta contro la Juventus: "Non è stata sicuramente una partita bellissima sotto l'aspetto tecnico, c'è stata più che altro tanta lotta sulle seconde palle e purtroppo non siamo riusciti a pareggiare, sarebbe stato un risultato più giusto visto come sono andate le cose".
Adesso c’è la sosta, per l’Inter ci sarà il modo di riorganizzarsi e ripartire per il finale di stagione, con un quarto posto da conquistare e un quarto di finale contro il Benfica tutto da giocare: "La Juventus ha fatto buona partita, noi potevamo fare meglio: dobbiamo migliorare e ci prendiamo le responsabilità di questa sconfitta - l'ammissione di Darmian - Ora ci sarà sosta che ci servirà per lavorare, poi vedremo di riprendere il campionato nel migliore dei modi". Inevitabile anche per Darmian arrivare all’episodio che ha deciso la partita, per tutti i nerazzurri in campo il tocco di mano era chiaro e netto: "L'episodio del gol mi sembra abbastanza evidente, le immagini si commentano da sole - il commento di Matteo - Si tratta di una situazione che ha condizionato la partita: in campo ho alzato subito la mano dopo il gol di Kostic, non ero certo, ma avevo la netta sensazione che ci fosse il tocco di mano". La certezza non ce l’ha avuta Chiffi, che non ha fischiato, e Mazzoleni, che non è intervenuto dopo quattro minuti di check al monitor. Ora per l’Inter il tour de force di aprile, che si aprirà con la sfida di campionato alla Fiorentina, poi la semifinale di andata di Coppa Italia con la Juve, a seguire la trasferta di Salerno e quella di Champions League con il Benfica. Sono quattro partite in dieci giorni in cui Simone Inzaghi si gioca definitivamente la riconferma. Ai nerazzurri servirà essere pronti, magari anche con il rientro di Milan Skriniar in una difesa che tende a concedere troppo all’interno di un equilibrio di squadra che spesso è precario tra la fase offensiva e quella difensiva. A Inzaghi il compito di trovare rimedio. Leggi anche - Derby di Roma, rissa negli spogliatoi tra Lotito e Mourinho