Milano, 22 marzo 2023 - Sosta con turbolenze alla Pinetina. Non solo per la sconfitta contro la Juventus a causa di un episodio arbitrale, l’Inter è ancora infuriata, ma anche per la nona battuta d’arresto in campionato che ha pregiudicato, e non di poco, la riconferma di Simone Inzaghi sulla panchina nerazzurra. Non è detto basti terminare nei primi quattro posti per tenersi la panca dell’Inter e sicuramente saranno importanti i percorsi nelle coppe, in Champions League contro il Benfica e in Coppa Italia contro la Juventus, mentre aleggiano alle spalle del tecnico i nomi dei possibili sostituti. Uno su tutti: Antonio Conte.
Il ritorno di Conte è fattibile? Milan, Roma e Juve alla finestra
Può un allenatore da 17 milioni di ingaggio a Londra tornare in Italia? La voglia di Antonio Conte di rientrare c’è e non è nemmeno tanto nascosta e i suoi rapporti al Tottenham sono ormai compromessi dopo le recenti dichiarazioni: o anticipatamente o a fine anno sarà separazione. In Italia lo cercano in tanti, con situazioni diverse. Il Milan ha un Pioli che si sta comportando bene in Champions ma in campionato il rendimento non è molto diverso da quello dell’Inter, ma l’ipotesi Conte potrebbe non sposarsi bene con i progetti del club. La Roma, invece, attende segnali da José Mourinho, che rimane la prima opzione, ma in caso di addio la pista del tecnico salentino tornerebbe in auge esattamente come qualche anno fa; e stavolta Antonio potrebbe anche rispondere di sì. C’è poi la Juve, che prima dovrà capire quanti danni sportivi subirà dai processi in cui è coinvolta, con il rischio di una esclusione dalle coppe europee che sarebbe determinante sulla scelta del futuro allenatore o sulla riconferma dell’attuale. E anche dal punto di vista economico non sarebbe semplice portarsi dentro Conte. Rimane dunque l’Inter, che dovrebbe separarsi da Inzaghi, contratto da 5 milioni, e investire su Conte, convincendolo con un progetto tecnico interessante. Ma è su questo che potrebbero nascere difficoltà, parola dell’ex dirigente Ernesto Paolillo per sei anni direttore di alto rango dell’Inter: “Il problema è che in questo momento mi sembrano dei sogni - le sue parole a fcinter1908.it - Se questi grandi allenatori non sanno se la società può tornare a investire, avere un bilancio adeguato e comprare giocatori di livello per competere nelle grandi competizioni, credo che resteranno alla larga dall’Inter”. Per Paolillo, dunque, non ci sarebbero grosse possibilità e d’altronde Conte disse basta in una estate che avrebbe poi portato agli addii di Romelu Lukaku e Achraf Hakimi.
Paolillo: “A Inzaghi manca mentalità vincente”
Ernesto Paolillo ne ha viste tanti in sei anni di esperienza nerazzurra dal 2006 al 2012, soprattutto ha vissuto l’Inter dell’anno del Triplete e sa cosa significhi avere mentalità vincente. E il suo parere su Simone Inzaghi parte da lì: “Credo che all’Inter serva un allenatore vincente - ancora Paolillo - Inzaghi è sicuramente bravo ma gli manca qualcosa sia tatticamente che nella preparazione della squadra. Manca quel qualcosa che permetta alla squadra di vincere e penso stia facendo fatica a trasmettere un certo tipo di mentalità”. In fin dei conti, l’Inter sta facendo bene nelle gare da dentro o fuori, mentre sul lungo periodo manca di continuità e questo sta pregiudicando la qualificazione alla prossima Champions League. Mancare i primi quattro posti sarebbe un danno sportivo enorme ma soprattutto un danno economico ancora più pesante per le casse nerazzurre: “L’Inter ha una mentalità vincente solo di fronte a partite da o la va o la spacca - l’analisi di Paolillo che poi passa alle difficoltà a cui andrebbe incontro il club in caso di mancata Champions - Non entrare nei primi quattro posti sarebbe tragico per l’Inter. Il bilancio è quello che è e non qualificarsi significherebbe dover vendere giocatori importanti. Sarebbe una situazione drammatica”. C’è anche da dire che la nona sconfitta è arrivata con un episodio arbitrale dubbio e una spiegazione, le mancate immagini, che non ha convinto l’Inter. Sia Inzaghi che i dirigenti sono convinti che ci fossero sufficienti elementi per stabilire l’irregolarità di almeno uno dei due tocchi di braccio effettuati da Rabiot e Vlahovic sull’azione del gol di Kostic. Paolillo la pensa così: “Ovviamente sulla sconfitta ha inciso il gol della Juve che sono convinto sia nettamente irregolare - l’affondo dell’ex dirigente - E’ strano che in periodo di Var non ci sia stato modo di determinare un fallo di mano. La trovo una cosa vergognosa”.
Suning venderà? Dipende dal prezzo
In tutto questo si incastona il percorso della proprietà, che ha un prestito in scadenza da Oaktree e un futuro tutto da scrivere, tra bilanci da risanare e investimenti da fare. Per restare ai vertici servono investimenti, serve potere economico: in sintesi, una proprietà in grado di spendere. E’ questo il pensiero di Ernesto Paolillo alla domanda su una possibile cessione dell’Inter da parte dei cinesi: “Molto dipende da quanto Suning chiederà per la cessione e quanto riusciranno a sacrificare qualcosa nelle loro richieste vista la situazione debitoria”, le parole di Paolillo che possono essere tradotte in maniera brutale così: se Suning vuole vendere dovrebbe calare un po’ le pretese. A livello mondiale gli investitori muniti di un bell’arsenale economico non mancano, ma tutti vivono momenti non facili: “Non è facile reperire compratori che spendano le cifre richieste e a livello mondiale si vivono difficoltà. La cessione dipenderà anche dall’abilità degli advisor…”. Ma l’Inter può continuare ad alti livelli con Suning al timone? Paolillo è dubbioso, perché servono investimenti, servono capacità di spesa che oggi la famiglia Zhang non sembra in grado di garantire: “Per investire serve potere economico e l’Inter oggi non ce l’ha - la chiosa dell’ex dirigente - Per avere squadre competitive serve una proprietà in grado di spendere, altrimenti ci si deve accontentare di una classifica di rincalzo”. E quella di oggi lo è, con l’Inter terza dietro la Lazio ma soprattutto a 21 punti dal Napoli che si avvia verso lo Scudetto. E davanti ci sarebbe pure la Juve senza la penalizzazione. Ecco perché Inzaghi rischia. Leggi anche - Napoli, Scudetto vicino: festa pronta