Roma, 30 aprile 2020 - Siamo ormai in un periodo di continuo botta e risposta sul tema della ripresa della Serie A. Mentre la politica sembra più indirizzata verso una chiusura anticipata del campionato italiano, le istituzioni calcistiche sono ancora fermamente convinte di poter riprendere la stagione gradualmente. Ancora una volta è stato interpellato il presidente della Figc Gravina, stavolta in un meeting online organizzato dall'Ascoli, che ha ribadito la proprio volontà di terminare il campionato.
"Finché sarò presidente della Figc, non firmerò mai per il blocco dei campionati, perché sarebbe la morte del calcio italiano" ha detto Gravina, con dichiarazioni che vanno in direzione totalmente opposta rispetto a quelle del ministro Spadafora che in mattinata ha rilasciato parole poco rassicuranti sul tema.
Gravina ha aggiunto la sua anche sul rischio del danno economico, cosa che potrebbe far crollare il sistema calcistico con conseguenze drastiche anche per gli altri sport. "Con la chiusura totale il sistema perderebbe 700-800 milioni, se si dovesse giocare a porte chiuse 300".
E sulle modalità della ripresa è chiaro che non si possa aspettare il vaccino per tornare a giocare. "Se dobbiamo aspettare il vaccino, non potremo neppure disputare il campionato 2020/21" la chiusura di Gravina.
Insomma, una posizione chiara e sostanzialmente immutata rispetto a quando dichiarò di non voler essere "il becchino del calcio italiano". La Figc ci prova a far riprendere il campionato, ma le dinamiche possono risultare complicatissime senza il sostegno del governo a cui è stato passato il pallone in richiesta d'aiuto.