Roma, 26 maggio 2022 - "Coppetta de che?". Ecco, qui a Roma - sponda romanista of course - vi risponderebbero così, se qualcuno dovesse osare. Cosa? Minimizzare la conquista di quegli 11 chili esatti di gloria – la coppa della Conference League - che da queste parti era sparita tanto quanto Roma stessa, negli splendidi acquerelli di Ettore Roesler Franz. Come a dire: "Ma cosa dici!".
Festa della Roma al Circo Massimo: la capitale è giallorossa
Tanto per cominciare, la Roma non vinceva nulla dal 2008 – una Coppa Italia con Spalletti – e una coppa europea, peraltro l'unica, dal 27 settembre 1961, la Coppa delle Fiere contro il Birmingham nella doppia finale. Per capirci: qualche mese prima aveva giurato John Fitzgerald Kennedy quale 35° presidente degli Stati Uniti. E poi, vincere un trofeo continentale è per sua stessa definizione una gran cosa. Certo, poi ci sono i gradini, come nella vita. Lassù c'è la Champions, poi l'Europa League e, da quest'anno, la Conference League.
Ora è partito il gioco a minimizzare il trionfo romanista e la Grande Impresa – perchè di tale si tratta – di Josè Mourinho, l'uomo che sussurra (e poi se le prende) alle coppe europee, visto che ogni volta che va in finale, vince. Si sa, qui in Italia siamo campioni mondiale di volpe e l'uva e cioè disprezziamo quel che non possiamo ottenere o, peggio, affossiamo i nostri successi trattandoli peggio rispetto a quelli di squadre esotiche. Se una spagnola, tedesca oppure olandese (tiè...) vince una Coppa stiamo lì ad incorniciare il miracolo. Se lo fa una nostra squadra "E' un coppetta...".
E poi lo sappiamo, anche se facciamo finta di nulla, quanto il nostro pallone si sia ristretto rispetto agli altri grandi tornei europei. Ci sentiamo da Champions, ma non vincevamo un trofeo dal Triplete interista. E andatevi a guardare il cammino delle nostre nelle coppe quest'anno, senza considerare che negli ultimi anni la Juve è stata eliminata da Porto, Lione e Villarreal.
Infine, c'è la questione del 26 maggio. Scottante. Cioè, il 26 maggio 2013 la Lazio vince la Coppa Italia contro la Roma e nella rivalità feudale, quella data diventa un trofeo. Da lì, il 26 maggio è il D-day laziale da celebrare e un giorno da far finire in fretta per i romanisti. Questo fino a oggi, 26 maggio 2022, con la Roma che alza la sua Coppa davanti a un milione di persone al Circo Massimo, così come fecero Totti, Batistuta, Montella e Delvecchio nel 2001, anno in cui 'scucirono' lo scudetto proprio ai laziali.
Da qui, il 26 maggio è, per i romanisti, come un ratto delle Sabine, lo strappo definitivo al rito sacro laziale. I laziali serrano invece le fila e difendono il fortino in mezzo a un ring social di sfottò, battutacce, giochi di memoria e colpi sotto la cintura. Tutto in nome del dio pallone e di una rivalità, da oggi, ancor più accesa.