Roma, 16 maggio 2022 - "Restare in Ucraina con il mio staff è stata una scelta normale per noi. Adesso aspetto di capire cosa sarà del campionato ucraino, per una questione morale. Se riparte, dove riparte. Vediamo cosa succederà. Sono legato a quel paese, sotto il punto di vista lavorativo e non solo". Roberto De Zerbi è in attesa di novità per la prossima stagione. Per quanto riguarda la prima annata in panchina con lo Shakhtar Donetsk, dire che l'ex Sassuolo avrebbe sognato qualcosa di ben diverso, è un eufemismo.
La guerra in Ucraina ha scombussolato tutti i piani e per il tecnico è possibile anche un ritorno in Serie A, come ammesso dal diretto interessato. "Lo stare a casa a vedere quei posti dove ho vissuto è stato difficile, la mia squadra è sfasciata, era forte e stava iniziando a vedere i primi frutti del nostro lavoro. Aver per colpa di altri sfasciato tutto provoca fastidio e dispiacere. Vorrei iniziare a capire cosa fare, sono passati tre mesi e il desiderio è quello di tornare ad allenare, anche in Italia, che ha la precedenza su tutte".
Volata scudetto
"Se mi chiedete se il Milan lo merita penso di sì, ma anche l'Inter per la squadra che ha - ha aggiunto De Zerbi parlando della volata scudetto -. Nei primi due anni di Pioli, allenando il Sassuolo, ho visto il Milan crescere in modo esponenziale. A livello societario hanno fatto scelte coraggiose, penso alle partenze di Donnarumma e Calhanoglu. Sono stati coraggiosi e hanno preso giocatori giovani con dna riconducibile a quel tipo di squadra. Se dovesse vincere l'avrebbe meritato al 100%"
Premio 'Bearzot'
Intanto, nella giornata odierna De Zerbi ha ricevuto il premio 'Enzo Bearzot', riconoscimento organizzato dall'Unione Sportiva Acli con il patrocinio della Figc, tenutosi al Salone d'Onore del Coni e giunto all'undicesima edizione. "E' un onore, un motivo orgoglio che mi fa piacere e voglio condividere con il mio staff. Mi piacerebbe tra qualche anno essere ricordato come Bearzot, un grande uomo. Lo scoppio del conflitto? In quei giorni a Kiev vivevamo insieme ai brasiliani in hotel, quindi avevamo un rapporto molto stretto, poi ognuno è tornato nel proprio Paese e ci sentivamo via telefono con gli ucraini. Il calcio - continua De Zerbi - è comunque la mia vita e le partite le ho guardate, non subito dopo ma quasi. Ho capito che da un momento all'altro può cambiare tutto, il mercoledì mattina ci siamo allenati e il giovedì eravamo in hotel barricati".