Milano, 5 aprile 2023 - Nel giorno della rielezione di Aleksander Ceferin a presidente dell'Uefa (resterà in carica fino al 2027), c'è anche un pezzo di Italia che sorride. E' Gabriele Gravina, nominato - assieme alla gallese Laura McAllister - come nuovo vice presidente della maggiore organizzazione per club a livello europeo. I due prendono il posto del portoghese Fernando Gomes (che sarà vicepresidente della Fifa) e dell'ungherese Sándor Csányi. Per Gravina si tratta di un'altra importantissima nomina dopo l'elezione a numero uno della Figc risalente all'ottobre del 2018, con la conferma avvenuta tre anni più tardi.
La scheda di Gravina
Gravina è nato a Castellaneta (Taranto) il 5 ottobre 1953. E' imprenditore e dirigente sportivo. Sin dagli anni Ottanta si è interessato al mondo dello sport, dapprima come accademico quindi ricoprendo ruoli nel settore. Ha avviato il suo percorso nel mondo del calcio con la presidenza del Castel di Sangro, dal 1984 al 1996, periodo durante il quale il club ha conquistato cinque promozioni, arrivando a disputare la Serie B. In quegli anni, Gravina è stato dapprima consigliere della Lega Professionisti Serie C quindi consigliere federale della Figc. Dopo essere stato, per un biennio, membro della Commissione della Uefa per l'Assistenza tecnica ed amministrativa, negli anni Duemila ha rivestito in diversi periodi la carica di capo delegazione della Nazionale Under 21, guidando gli Azzurrini ai campionati europei del 2004, 2007 e 2009 oltre che ai Giochi olimpici di Atene 2004 e Pechino 2008. Nel dicembre del 2015 Gravina ha assunto il ruolo di presidente della Lega Pro. A livello imprenditoriale, da segnalare il gruppo da lui fondato, che opera in particolare in terra abruzzese: dall'edilizia civile e industriale, al restauro e ristrutturazioni, demolizioni, impianti, opere infrastrutturali, energia e ambiente.
Le parole di Ceferin contro la Superlega
Nel corso della conferenza seguita alla sua conferma come presidente dell'Uefa, Ceferin ha parlato di quello che è il momento attraversato dal calcio europeo, senza dimenticarsi di tirare una stoccata al progetto Superlega. "Il calcio è cambiato, è uno specchio della società. I club rischiano per investimenti, i tifosi perdono l'identità. Stiamo correndo contro una globalizzazione galoppante e non dimentichiamo tutto ciò che questo implica, benefit e rischi. Il calcio europeo è già globale, ne stiamo pagando il prezzo. C'è stato il tentativo di creare un nuovo modello rispetto a quello che conosciamo bene. Ma il nostro modello è basato sul merito sportivo, sempre, Il merito non può essere un diritto acquisito, può essere solo guadagnato, stagione dopo stagione. In questo continente non c'è spazio per dei cartelli. Crediamo di averlo fatto capire, tutti insieme. Il calcio fa parte delle nostre radici, è l'ultimo asset pubblico che va privatizzato. Appartiene a tutti coloro che amano questo sport meraviglioso. Dobbiamo far sì che l'interesse di tutti prevalga su quello dei privati. Superlega? Non entrerò nei dettagli di questo piano malato portato avanti da tre club, due finanziatori e un portavoce. Chi ha promosso questo progetto sta rivendicando il fatto di voler salvare il calcio. E' davvero incredibile che nessuno abbia mostrato vergogna. Nello spazio di pochi mesi, il progetto chiamato Superlega è stato trasformato in un protagonista di Cappuccetto Rosso, un lupo travestito da nonna che è pronto a mangiarti. Ma qui qualcuno è stupido? Non credo. Egoismo contro solidarietà, grettezza e benevolenza, interessi privati contro altruismo, vergognose bugie e la verità. Sono cartelli al di sopra della meritocrazia e della democrazia, sono i soldi sopra i trofei. Se c'è una cosa che non dobbiamo dimenticare, è che nessuno deve pensare che il calcio non sia lo sport del popolo. Dobbiamo sfatare il mito che l'industrializzazione del calcio sia un processo inevitabile".