Giovedì 26 Dicembre 2024
MATTEO AIROLDI
Basket

Finali Nba 2022: Golden State Warriors di nuovo campioni. Stephen Curry è l'Mvp

I californiani vincono gara 5 sul campo dei Boston Celtics e chiudono la serie sul 4-2. Per il tiratore è il quarto anello in carriera

Stephen Curry solleva il Larry O'Brien Trophy (Ansa)

Boston (Stati Uniti), 17 giugno 2022 – Gioco, partita e anello. I Golden State Warriors non si lasciano scappare il primo match point disponibile e sbancano il TD Garden di Boston battendo i Celtics 103-90 e laureandosi campioni NBA per la settima volta nella loro storia, la quarta dell’era Steve Kerr. Quattro sono anche gli anelli messi alle dita da Steph Curry che ha fatto bottino pieno conquistando pure il titolo di MVP delle Finals, un riconoscimento suggellato da una gara 4 in cui il numero 30 gialloblu ha fatto il bello e il cattivo tempo chiudendo con 34 punti (6/10 da oltre l’arco dei tre punti), conditi da 7 rimbalzi e 7 assist. Curry è stato spalleggiato in maniera a dir poco eccellente dal miglior Draymond Green della serie e capace di sfiorare la tripla doppia (12 punti, 12 rimbalzi e 8 assist ma anche una difesa esemplare) e da un Andrew Wiggins da 18 punti. A chiudere un quintetto di Golden State finito in doppia cifra per punti segnati anche un Jordan Poole arrivato a quota 15 e Klay Thompson che ha chiuso con 12 punti conquistando un successo che simboleggia l’uscita definitiva da un calvario che lo ha visto restare ai box per più di due anni a causa di due infortuni al ginocchio e al tendine d’Achille. Dall’altra parte, però, non può non essere concesso l’onore delle armi ai Celtics che fino alla fine hanno lottato strenuamente, finendo la benzina forse nel loro momento migliore: ai biancoverdi, nell’atto finale della serie, non sono bastati i 34 punti un mai domo Jaylen Brown e la doppia doppia di Al Horford (19 punti e 13 rimbalzi). In quello che è stato l’ultimo atto di una serie finale a dir poco intensa e avvincente, i californiani sono stati bravissimi a reagire a un inizio in salita e a replicare con un tramortente 35-10 piazzato in poco più di 9’ che ha indirizzato in maniera a dir poco chiara le sorti del match. I Celtics sono infatti scivolati fino al -21 e, nonostante tutti i generosi tentativi di recupero, non sono più riusciti a colmare il gap.

La gara

E dire che l’inizio gara era stato proprio appannaggio dei padroni di casa, capaci di mettere in campo la giusta grinta, trovare buone spaziature offensive e portarsi sul 14-2 in poco meno di 5’. L’uscita dalla panchina di Jordan Poole e Gary Payton III ha però rappresentato un primo punto di svolta nel match: sono stati infatti questi ultimi a lanciare la rimonta dei gialloblu che hanno via via aggiustato la mira dalla lunga e chiuso la frazione d’apertura con una fiammata; tre triple in rapida successione dello stesso Poole, di Green e di Curry hanno infatti suggellato il +5 esterno al suono della sirena di fine frazione (22-27). Il primo-mini intervallo non ha però smorzato l’impeto dei gialloblu che hanno allargato il parziale tra primo e secondo quarto portandolo fino al 21-0 chiuso dalla schiacciata di Wiggins per il 22-37. Un colpo pesantissimo da incassare per i Celtics che sono andati in tilt, finendo anche a -21 (33-54 sulla tripla di Thompson) prima di abbozzare una timida reazione e limitare il passivo al momento del rientro negli spogliatoi per la pausa di metà gara (39-54). Golden State, nella prima parte della ripresa, è riuscita a rispondere colpo su colpo tenendo a distanza Boston ma, quando si è acceso un Al Horford commovente nella terza frazione, i Celtics sono riusciti a ritrovare fluidità e a piazzare un 16-4 valso il -10 a 12’ dalla fine. Williams e Brown hanno poi ridotto il gap ulteriormente portandolo in singola cifra nelle battute iniziali del quarto quarto (78-86). Alla lunga, però, lo sforzo profuso per tentare il rientro ha presentato il conto e Boston è rimasta a corto di energie crollando definitivamente sotto i colpi di Curry e soci.

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