Madrid, 11 settembre 2016 – Cala il sipario sulla settantunesima edizione della Vuelta a España. L’ultimo atto di una corsa ricca di colpi di scena se l’è aggiudicato Magnus Cort Nielsen, che in una Madrid vespertina, resa ancor più affascinante dal magnifico tramonto che ha baciato la capitale spagnola, ha vinto la seconda volata consecutiva, dopo quella che il giovane sprinter danese dell’Orica-BikeExchange si era aggiudicato giovedì scorso a Gandìa. Non è stata una volata semplice quella che Cort ha concluso con pieno merito a braccia alzate: nonostante l’ottimo lavoro del compagno di squadra Jens Keukeleire, anch’egli vincitore di una tappa a questa Vuelta (la dodicesima, per la precisione), il 23enne velocista danese se l’è vista brutta quando, a quasi 300 metri dalla linea dell’arrivo, Daniele Bennati è partito lungo, senza indugi, nel tentativo di sorprendere il giovane danese e gli altri avversari, primo fra tutti quel Gianni Meersman capace di vincere le prime due frazioni concluse in volata di questa Vuelta. Se il belga non è stato capace di rimontare la poderosa progressione del quasi 36enne aretino, già vittorioso a Madrid la bellezza di nove anni fa, non si può dire lo stesso di Cort: il danese è stato bravo e fortunato a trovare lo spazio per uscire dalla ruota di Bennati, superarlo a doppia velocità e tagliare il traguardo con quasi una bici di vantaggio. Con questa, sono otto le vittorie da professionista di Cort Nielsen, quattro quelle conquistate dalla sua squadra, la Orica BikeExchange, a questa Vuelta; un bottino di tutto rispetto, reso ancor più ricco dal terzo posto di Johan Esteban Chaves nella classifica generale.
Secondo podio consecutivo nei grandi giri per il sorridente scalatore colombiano, che con il terzo posto di Madrid ha confermato quanto di buono aveva già fatto vedere al Giro d’Italia dello scorso maggio, chiuso in seconda posizione alle spalle di Nibali, e pure un anno fa proprio sulle strade di Spagna, su cui Chaves fu protagonista di un’altra grande corsa, chiusa in quinta posizione dopo aver indossato la maglia rossa per diversi giorni. Il vero protagonista della grande festa colombiana (tuttora in corso!) sulle strade di Madrid è stato Nairo Quintana. Il secondo successo personale in un GT, dopo quello conquistato al Giro del 2014, è anche il più bello e significativo dell’ancor giovane carriera del talentuoso scalatore della Movistar: perché la maglia rosa di due anni fa rimarrà sempre macchiata (non per colpa dello stesso Quintana, è bene sottolinearlo) dal disastro organizzativo della discesa dello Stelvio e perché non era affatto facile riprendersi dalla mazzata subita sulle strade dell’ultimo Tour de France, dove Chris Froome si era dimostrato nettamente superiore a un Quintana frenato più dalla paura di perdere che dall’allergia. Per la prima volta in carriera, a questa Vuelta il colombiano ha trovato la forza e soprattutto il coraggio per attaccare a più riprese il temuto rivale, sconfitto soprattutto grazie all’attacco portato dallo stesso Quintana e da un mai domo Contador nei primi chilometri della tappa vinta da Brambilla sull’Aramon Formigal. Se Quintana vorrà far sua la tripla corona, dovrà riproporre alla Grande Boucle la stessa audacia messa sulla strada in questa Vuelta.
Se la Colombia è la vera trionfatrice di questa Vuelta, anche l’Italia può sorridere per quanto messo in mostra dai nostri corridori in queste tre settimane di corsa dai nostri corridori. Magnifiche le vittorie parziali conquistate da Valerio Conti a Urdax-Dantxarinea e (come ricordato poc’anzi) da Gianluca Brambilla sull’Aramon Formigal. Positive anche le prestazioni di Davide Formolo, nono in generale a 13’ e 17” da Quintana e per la prima volta in carriera nella top ten di un grande giro, e di Fabio Felline: grazie ai tanti piazzamenti conquistati su qualsiasi tipo di terreno, il corridore torinese, vittima di uno sciagurato quanto terribile incidente nell’ultima edizione dell’Amstel Gold Race, è potuto salire sul podio di Madrid con la maglia verde riservata al vincitore della classifica a punti. Il 26enne corridore in forza alla Trek-Segafredo ha così interrotto così un digiuno in questa graduatoria che per gli italiani durava da ben nove anni: allora, a vestirsi d’azzurro (allora la maglia di leader della classifica di questa classifica era di questo colore) fu un certo Daniele Bennati...