Foix Prat d'Albis, 21 luglio 2019 - Simon Yates ha vinto per distacco la 15esima tappa del Tour de France 2019, la Limoux-Foix Prat d'Albis, di 185km. Secondo, dietro al britannico della Mitchelton-Scott, il francese Thibaut Pinot, vincitore ieri sul Tourmalet, e terzo per lo spagnolo Mikel Landa. Il francese Julien Alaphilippe, giunto a 1'49" da Yates conserva la maglia gialla prima dell'ultima settimana della corsa.
Classifica e risultati dopo la tappa 15
Ecco le pagelle di Angelo Costa
10 a Pinot
Perfetta la squadra, che gli mette al servizio Gaudu a otto chilometri dall’arrivo e gli fa trovare il fuggitivo Reichenbach poco più avanti, è altrettanto perfetto lui: con cinque attacchi in fila fiacca la resistenza di Alaphilippe e mette in difficoltà tutti gli altri, subito Thomas e a seguire il suo delfino Bernal. Ci mette cattiveria e forza, perché deve recuperare terreno e in salita è il più forte: col Tour che l’aspetta, è in pole.
8 a Simon Yates
Chiude il lungo weekend sui Pirenei come l’ha aperto: giovedì a Bagneres il primo successo in Francia che lo proietta nell’albo di chi ha vinto tappe in tutti i grandi giri, domenica la vittoria solitaria su un traguardo inedito come Prat D’Albis. Con Alaphilippe è l’unico ad aver concesso il bis in questa edizione: evidentemente, passare i primi undici giorni di corsa ricaricando le pile è servito…
7 a Landa
Primo a scuotere la pianta sulla quale sono appostati i big di classifica, conta su un gioco di squadra che funziona a metà: trova per strada due ottime spalle come Amador e Soler, ma purtroppo anche Quintana, che una mano proprio non gliela dà. Strategia e coraggio sono all’altezza di una tappa così, peccato che non riesca a completare l’opera e debba accontentarsi di un guadagno modesto rispetto all’impegno.
6 a Alaphilippe
Lucidissimo fino all’ultima salita, al punto di salutare l’ammiraglia che lo ha appena rifornito di borracce, confida troppo sulla sua strepitosa condizione: davanti alle sfuriate di Pinot, scalatore che ha la taglia per affrontare le salite lunghe, anziché mettersi a fare il ragioniere estrae la spada e prova a duellare, scoprendosi col fiatone. Ha gamba e testa per salvarsi, ma il segnale in vista delle Alpi non è buonissimo.
6 a Aru e Ciccone
Solito spartito per il sardo: resistere finchè si può e, se si può a lungo, tanto meglio, sperando di non uscire troppo brasato da questi lunghi sforzi dopo quel che ha passato. Solita abitudine per l’abruzzese: dimenticati i guai alla schiena, rieccolo buttarsi in una fuga a lunga gittata, in modo da ritrovare quella confidenza con la corsa che, nell’ultima settimana, potrebbe regalargli buoni frutti.
5 a Nibali
Si butta ancora all’attacco, sperando di avere una giornata felice su un tracciato che propone salite toste e ben cinquemila metri di dislivello. Come non detto: si stacca in fretta da un gruppo di una quarantina di corridori, molti dei quali di sicuro affidamento per la riuscita della fuga, come in effetti avviene. Se è stata un’altra prova generale in vista dei tapponi alpini, non è decisamente riuscita.
4 a Bardet
Butta il cappello in aria e si lancia all’attacco da lontano, provando a mettere una pezza ad un Tour che fin qui ha subito, con esiti nefasti. Nel finale non sfugge alla tentazione di arrabbiarsi con Reichenbach, lì davanti in attesa del compagno Pinot, accusandolo di non collaborare: purtroppo, non sfugge nemmeno alla crisi che negli ultimi chilometri lo condanna come una sentenza. L’ennesima.