Bologna, 17 marzo 2018 – Non c'è corsa come la Milano-Sanremo che scateni il gioco del pronostico: è quella che più delle altre si apre a tutti. Agli uomini veloci, agli attaccanti, persino a chi è bravo nelle corse a tappe: è il bello di una classica che riesce ad essere sempre uguale e diversa al tempo stesso. E’ il motivo per cui, al termine di un viaggio che dopo sette ore di noia regala dieci minuti di ineguagliabile adrenalina, non esce quasi mai lo stesso vincitore dell’anno precedente: va così da inizio millennio, con buona pace di chi vorrebbe cambiarne il tracciato convinto che questo sia semplicemente un festival di velocisti e non un traguardo che premia i grandi fondisti.
Milano-Sanremo 2018, Nibali da leggenda. L'ordine d'arrivo
Milano-Sanremo 2018. Orari tv, percorso e favoriti
Diversa, la Milano-Sanremo 2018, la numero 109 lo sarà per almeno un paio di motivi. Il primo: le squadre avranno sette corridori, uno in meno del solito, regola voluta per evitare quelle cadute che invece anche così sono inevitabili, novità che renderà difficile blindare la corsa. Il secondo, ben più significativo: nella classica più lunga (294 i chilometri) debutterà la Var, nient’altro che un giudice sistemato su un pulmino della tv per tener d’occhio gli scorretti. In particolare i cambi di bici che possano far ipotizzare l’uso di motorini nascosti nei telai e gli eventuali traini delle ammiraglie ai corridori, per evitare sospetti come quelli che due anni fa accompagnarono il successo di Demare.
Proprio il francese è uno dei nomi che vanno per la maggiore in una giornata dal meteo incerto, almeno nelle previsioni. E’ in buona compagnia: dall’ultimo vincitore (Kwiatkowski) agli ultimi battuti (Sagan e Alaphilippe) sono tutti in grande spolvero. Come pure gli uomini veloci come Kristoff, Matthews e il debuttante Kittel, quelli da classiche come Van Avermaet, Gilbert e Wellens, quelli da grandi giri come Dumoulin e ovviamente Nibali, che ha il merito di aver sempre onorato una corsa poco adatta a lui: resta l’ultimo italiano ad esser finito sul podio, oltre ad esser l’unico ad aver vinto classiche monumento nell’ultimo decennio, ed è tra i pochi a sposare talento e creatività, specialmente quando la strada è bagnata.
Dice molto anche il digiuno azzurro: dura dal 2006, quando trionfò Pozzato, che oggi si esibisce da Milano alla Riviera per la quindicesima volta. Difficilmente sarà lui a sfatare questo tabù, missione che chiama prima di tutto altri: intanto l’olimpionico della pista Viviani, poi Trentin, Colbrelli e Modolo, magari Moscon se la corsa dovesse prendere una piega imprevista. Come poco prevedibile è il nome da giocarsi su questa specialissima roulette del ciclismo: a sentir Sagan, due volte secondo, "è una corsa banalissima, ma richiede grande tenuta fisica e mentale, oltre a una bella dose di fortuna. Mi piace da pazzi, ma non posso diventare pazzo per vincerla. Chi può riuscirci? Tutti".
Milano-Sanremo 2018. Percorso, partecipanti e orari tv
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