Lunedì 25 Novembre 2024
DORIANO RABOTTI
Altri Sport

Paola Egonu: "C'è una stella dentro ogni bambino. I social? Li uso e ignoro gli odiatori"

La campionessa ha scritto un libro rivolto ai più piccoli. "È una guida pratica e una lezione di vita: non mollare mai"

Paola Egonu, 23 anni, in azione con la maglia della nazionale italiana

Paola Egonu, 23 anni, in azione con la maglia della nazionale italiana

A 23 anni Paola Egonu è qualcosa di più di una grande sportiva. Certo, nel suo campo, la pallavolo, è forse la giocatrice più forte al mondo. Ma questa padovana di Cittadella figlia di genitori nigeriani porta sulle spalle da sempre anche un’altra missione, quella di essere simbolo dell’integrazione possibile. È anche per questo che il Cio l’ha scelta come propria portabandiera alle Olimpiadi di Tokyo dell’anno scorso.

Oggi la stessa mano che può essere ferro come si addice a un ’martello’ della pallavolo, diventa piuma per scrivere un libro dedicato soprattutto ai più giovani. Si intitola 18 segreti per diventare stelle , scritto con il giornalista Emanuele Giulianelli per i tipi di Piemme nella collana Il battello a vapore .

Paola, perché i segreti sono 18? Come il suo numero di maglia?

"Sì, che è anche il giorno in cui sono nata in dicembre e il mio numero fortunato da sempre".

Davvero si può imparare a diventare una ’stella’?

"Non è che me la voglio tirare, sia chiaro. Ho scelto quella parola perché la massima aspirazione, dal mio punto di vista, è diventare come quelle luci che ogni sera illuminano il cielo fregandosene del buio che c’è intorno a loro. Qualsiasi cosa si faccia nella vita, se uno la fa con amore e ci si dedica con tutto se stesso, è una stella. Nessuna arroganza nella scelta di questo termine, da parte mia".

Nel libro sembra quasi parlare a una Paola bambina.

"Diciamo che se fossi una bambina, questo sarebbe un libro che mi piacerebbe leggere, una guida con consigli utili su come mangiare e dormire, come fare squadra senza l’obbligo di essere amici, come darsi regole e imparare ad apprezzare i sacrifici, per esempio".

Lei quanto ci ha messo a capire che poteva brillare?

"Un bel po’, prima ho dovuto capire che mi piaceva giocare a pallavolo. Dopo non ho mai avuto tanti dubbi, diciamo che ho avuto questa sensazione dopo essere uscita dal Club Italia".

Perché un libro dedicato ai ragazzi?

"Avevo un paio di proposte per autobiografie, ma sono ancora giovane e allora ho preferito un libro per i giovanissimi che mi seguono e con cui ho tanto in comune".

Lei si occupa in prima persona dei suoi social.

"Sì, li gestisco direttamente io, ho l’aiuto di professionisti della Dao che è l’agenzia che mi segue, ma principalmente faccio da sola. È un modo per avere un rapporto diretto con i fan".

A Tokyo le cose in campo sono andate male. Il suo ct ha detto che i social hanno avuto un peso.

"Facciamo questo lavoro 12 mesi su 12, siamo grandi e vaccinati abbastanza da sapere quando è il momento di leggere determinate cose oppure no. Sarebbe come dire che abbiamo perso per colpa del vento che tirava fuori dalla palestra".

Però ha dedicato un capitolo agli haters. Peggio loro o i razzisti che quando era ragazzina le dicevano di tornare a casa sua, senza sapere che era italianissima?

"Sono entrambe cattive persone. Sugli haters, per me non ha senso ascoltarli e consiglio di bloccarli subito. Non perché io creda di essere chissà chi, ma chi decide di mandarmi un commento negativo per me non ha valore".

Essere famosi diventa un peso a volte, o è solo una spinta?

"Nessuna delle due cose, anche se mi fa piacere se fanno il tifo per me, mi dà la carica".

Paola, anche nel calcio facciamo fatica ad avere un ricambio. L’Italia è un Paese per vecchi?

"Fuori dallo sport ci sono poche possibilità per i giovani, basta solo vedere l’indice dei ragazzi che vanno all’estero per studiare. Nello sport è diverso, per fortuna".

Ha dedicato il libro a suo nonno.

"Perché è venuto a mancare, aveva un ruolo importante per me. Sono cresciuta con lui e mi ha trasmesso valori importanti".

I suoi sono venuti dalla Nigeria in Veneto e oggi vivono in Inghilterra. Lei dove si sente a casa?

"Ovunque ci siano i miei cari al mio fianco, la casa è dove è il mio cuore".