Bologna, 29 ottobre 2020 - L'Italia del ciclismo è viva, ma con qualche problema. Il ranking mondiale vede gli azzurri al quarto posto, con 13 corridori nei primi 100 al mondo, più o meno in linea con le altre nazioni top, ma c'è un buco evidente per quanto riguarda le corse a tappe. Al momento il dopo Nibali ancora non si scorge come dimostrato dal recente Giro d'Italia e il commissario tecnico della nazionale Davide Cassani ha provato a spiegare la situazione con un lungo post su Facebook.
Corse giovanili
Il ct parte dalle corse giovanili, sparite in Italia nel quadriennio 2012-2016: "Il non avere un dopo Nibali non è un problema nato oggi, ma le conseguenze di un qualcosa che è mancato anni fa - ha scritto Cassani - Dal 2012 al 2016 in Italia, la categoria under 23 aveva in calendario una sola corsa a tappe, il Val d’Aosta. Il Giro d’Italia giovani ed altre gare a tappe erano sparite. Cosa vuol dire? Che le nostre squadre dilettantistiche, ottimamente organizzate ma in grado solo di gareggiare in Italia, avevano a disposizione un calendario non all‘altezza e questo ha abbassato il livello della categoria. E abbiamo perso una generazione di scalatori".
Geoghegan e Hindley
La dimostrazione, per Cassani, è la carriera giovanile di Geoghegan Hart e Hindley, primo e secondo al Giro: "Tutti i giovani che oggi lottano nella grandi corse a tappe arrivano da stagioni costellate da corse a tappe. Sono quelle che formano il corridore. Tao Geoghegan Hart ha fatto 3 anni nella categoria Under 23 partecipando a 6/7 corse a tappe a stagione. Hindley uguale. Nel 2017 il Giro giovani lo vinse Sivakov e Hindley arrivò terzo. Il primo italiano si piazzò settimo, Nicola Conci. Nicola era al secondo anno di categoria e decise di passare professionista l’anno dopo avendo fatto, in 2 anni, solo quella corsa a tappe. Nessun’altra. Non sarebbe stato meglio restare un altro anno tra gli Under 23, fare un calendario adeguato e passare con una preparazione decisamente migliore?".
Serve pazienza
Cassani predica calma e pazienza, si sta cercando di ricostruire dal basso, con le corse dilettantistiche e con il Giro Under 23. I frutti si vedranno tra un po': "Io credo che il lavoro di questi ultimi anni lo vedremo, non adesso, ma tra qualche stagione. Siamo riusciti a riportare in vita il giro giovani, diverse squadre dilettantistiche sono diventate continental avendo così la possibilità di gareggiare anche all’estero e contro avversari più qualificati e la nazionale permette a tanti corridori di ottime squadre dilettantistiche di prendere parte a diverse corse a tappe".
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