Roma, 4 agosto 2011 - Come vivono l’amore gli uomini? Da castroni, stalloni, purosangue o ‘giuda’? Così Sofia (Francesca Inaudi), una giovane trentenne con alle spalle una serie di relazioni sbagliate, classifica gli uomini che incontra nella sua burrascosa vita sentimentale. Il film ‘Come trovare nel modo giusto l’uomo sbagliato’, nelle sale dal 26 agosto 2011 distribuito da 20th Century Fox Italia, è tratto dall’omonimo libro pubblicato nel 2008 e scritto da Daniela Cursi Massela, regista del film insieme a Salvatore Allocca.
«L’adattamento dal libro al film è stato un nuovo lavoro», spiega la scrittice-regista, «abbiamo dato più spazio al cavallo grazie anche alla passione che la produttrice del film, Silvia Bonazzi, ha per questi meravigliosi animali. ‘Il modo giusto per trovare l’uomo sbagliato’ vuole dipingere con ironia i rapporti tra uomini e donne, da un punto di vista tutto femminile».
Ma parliamo con Francesca Inaudi, che abbiamo incontrato a Roma andando insieme a lei a conoscere il suo nuovo compagno con coda e criniera, Sultano. E se è vero che le coincidenze sono cicatrici del destino, citava lo scrittore spagnolo Carlos Ruiz Zafón, il destino aspettava senza fretta.. il giorno in cui la giovane attrice senese si sarebbe incontrata con il suo destriero ricongiungendosi all’antica, e mai assopita, passione per i cavalli. Francesca Inaudi, classe ’77, e Sultano, un bel baio dagli occhi dolci, si erano infatti dati appuntamento.. chissà da quanto tempo. «Quando ho letto la sceneggiatura del film”, racconta Francesca mentre lasciamo in macchina la stazione Termini per attraversare il traffico di un mercoledì romano verso le campagne, “non mi è sembrato vero di poter interpretare un personaggio che andasse a cavallo e di riprendere a montare ‘per lavoro’. Era quello che desideravo e stava accadendo». Fin da quando era piccola i cavalli galoppavano tra i suoi sogni.. e il destino no, non se ne era dimenticato.
TRANQUILLA FUGA DA ROMA
Uscire in macchina dal centro della capitale può essere un’ottima occasione per chi, come noi, non deve far altro che parlare. Scopro che Francesca pratica reiki e cristallo terapia, che adora fare immersioni durante le quali vive uno stato d’animo mentale ed emozionale simile a quello che prova quando è con il cavallo e che a casa con lei, oltre al marito – l’attore e regista Andrea Gattinoni, abitano due scatenati Jack Russel, una meticcia con un occhio blu e un enorme – ma docile e amorevole garantisce! – pitone albino di nome Sapta.
E ancora che fino a 18 anni ha vissuto tra le morbide colline senesi, in campagna, quindi la frenetica e apparentemente chiusa Milano per sei anni, dove si è diplomata al Piccolo Teatro di Giorgio Strehler, e infine l’arrivo a Roma, apparentemente aperta sottolinea, dove vive e lavora da nove anni. E tra semafori, clacson e filari di auto, durante la nostra tranquilla fuga da Roma arriviamo alle origini.
Nascere a Siena, la città del Palio, significa avere un po’ i cavalli nel dna..
«Sì in effetti è così. Il Palio, per chi nasce a Siena, è una questione di sangue, qualcosa che non scegli ma che sei. Non tifi una contrada ma sei una contrada. La mia è il Nicchio».
Un appuntamento imperdibile quindi per te.
«Per un senese non andare al Palio significa tradire se stesso. Poi non voglio giudicare la gara.. accade quello che succede in tutti gli ippodromi. Purtroppo quando entrano in gioco dinamiche economiche che nulla hanno a che vedere con il benessere dei cavalli le priorità cambiano. Per correre su una pista difficile come quella di Siena ci vogliono soggetti allenati e adatti a quel percorso».
Il ‘soggetto’ che hai scelto tu, invece, è adatto al tuo di percorso?
«Beh Sultano è proprio un cavallo buono e generoso, mi ha colpito soprattutto per il suo carattere. Freddy Arduini, suo ex proprietario nonché mio istruttore sul set e nella realtà, l’ha scelto per me e per le riprese del film sapendo che non andavo a cavallo.. da più di 20 anni!»
E cosa succedeva più di 20 anni fa?
«Succedeva.. che avevo fatto le mie prime e uniche 10 lezioni di equitazione, che ero pazza per il purosangue arabo e tutto quello che sapevo allora sui cavalli lo leggevo su Cavallo Magazine!»
Un aneddoto di allora legato ai cavalli?
«Ero proprio piccola e in un posto che non ricordo, ma c’era un cavallo. Il proprietario mi disse che non dovevo toccarlo perché era cattivo.. ma io lo accarezzai lo stesso e lui fu docilissimo. Non esistono cavalli cattivi.. ».
Da allora ‘black out cavalli’ fino a prima del film quindi?
«Sì, ho ripreso a montare circa 6 mesi fa con Sultano per il film ‘Come trovare nel modo giusto l’uomo sbagliato’ dove interpreto Sofia, una trentenne che cataloga gli uomini come fossero cavalli: castroni, stalloni, purosangue e ‘giuda’».
Sei mesi di full immersion. Ma è stato semplice risalire in sella?
«Erano tutti stupiti, in realtà, dalla mia velocità di apprendimento e dal buon assetto - non lo dico io, me lo hanno detto! Anche perchè prima di iniziare a girare avevo alle spalle solo due settimane di lezioni con Freddy. Durante il film, per le scene al galoppo e quelle di salto, abbiamo utilizzato una controfigura, Maria Sole De Angelis, ma oggi mi sentirei in grado di fare tutto. Sono una che si butta, mi dici fai e io faccio! Non mi sono ancora mai vista in sella.. infatti temo quel momento.. sono un’ipercritica!»
Durante le riprese c’è stato qualche ‘fuori programma’ con Sultano?
«Una volta sola. Si è preso paura e ha fatto un brutto scarto, ma forse aveva tutte le ragioni per spaventarsi tra luci, microfoni e le mille persone sul set. Ma per buttarmi giù ce ne vuole! Anche perché ho fatto tanti anni di judo. Per ora non sono mai caduta da Sultano. Le ultime parole famose!».
E quindi hai deciso di comprarlo...
«Quando Freddy me l’ha proposto non ho potuto rifiutare, anche se non avevo la minima idea di quanto potesse costare un cavallo! Sultano è fortunato, non ha fatto una vita da atleta, è stato molto al prato ed è un animale sereno. In questi sei mesi l’ho montato quasi ogni giorno. Sarà dura.. durissima quando riprenderò a lavorare perché non potrò avere la costanza di questo periodo ma potrò montare solo i week end».
LUNGO LA CASSIA BIS
Lasciamo alle spalle il caos monumentale di Roma per prendere la Cassia Bis, direzione lago di Bracciano, verso il Centro Ippico Asper, ‘casa’ di Sultano. Siamo in silenzio e le campagne della tarda mattina sembrano in letargo, avvolte dalla bruma invernale. «La strada aiuta.. », dice Francesca quasi fosse la conclusione di un altro pensiero non detto, «qui vicino abitava Pietro Taricone che ho conosciuto per lavoro. Lui coltivava il mio stesso sogno, una casa con i cavalli. Non sai quante volte mi ha detto ‘dai vieni a trovarci’ e io ogni volta gli dicevo ‘vengo solo se mi fai montare’! Poi per non disturbare non sono mai andata.. e mi sono pentita tantissimo. Ora i cavalli li cura il fratello». E così per un po’ di tempo lasciamo che ‘la mente sia una strada percorribile da tutti i pensieri’, prendendo in prestito le parole del poeta John Keats - sepolto nell’incantato Cimitero Acattolico di Roma.
Fare questa strada tutti i giorni è anche un impegno..
«È l’unico sacrificio che faccio e lo faccio volentieri. Sono circa 60 km, andata e ritorno. Ho deciso di tenere Sultano fuori Roma in una scuderia dove so che sta bene ed è mosso anche quando non ci sono. Sono stata a Trieste per due settimane e quando sono tornata lui era offesissimo..». La bruma si è alzata.
E come ti sei fatta perdonare?
«Pere, carote, zuccherini ogni tanto e solo di canna! L’ho soprannominato ‘buzzi cozzone’ perché è un mangione! Tenta sempre di mangiarmi l’orologio arancione che forse scambia per una carota! Quando arrivo borbotta con tutto il naso, è un chiacchierone come me».
C’è un buon ‘dialogo’ quindi tra voi?!
«Beh io parlo molto anche con Sultano, ma da un po’ di tempo sto un po’ più zitta e sono più attenta alle sensazioni. All’inizio avevo bisogno di comunicare con lui e non sapevo come, ora sto imparando di più il suo linguaggio non verbale».
Alchimie uomo-cavallo. Quali per te?
«La ricerca di un equilibrio tra i due. Quando sono con il cavallo tutto il resto se ne va, tutto quello che non ti fa stare bene scompare. In questo senso secondo me il cavallo cura».
LA ‘CASA DEL SULTANO’
Mentre scendiamo dalla macchina, arrivati al Centro Ippico Asper, si respira quella leggera adrenalina pre incontro d’amore. Francesca quasi corre verso il box di Sultano, baci sul muso e carezze. Il bel baio è già pulito e sellato, ma Francesca mi dice che quando può lo fa lei, perché anche quello è un importante momento di condivisione e coccole, anche se per sellarlo l’aiuta ancora il groom. Quando Sultano esce vestito di tutto punto dal box noto che è ‘scalzo’.
«Gli abbiamo tolto i ferri da circa un mese», mi spiega infatti Francesca, «e il cavallo si muove molto meglio. La sua schiena è più elastica e più armonica. Non ho grandi conoscenze tecniche ancora sui cavalli però sono molto sensibile e attenta al linguaggio del corpo, anche grazie al lavoro che faccio, è mi sono resa conto di quanto Sultano stia meglio senza ferri, come se il suo carattere e la sua energia uscissero in maniera più potente e fluida». Un breve riscaldamento nel maneggio coperto e poi fuori, nel grande campo in sabbia dove l’attende il suo istruttore Freddy Arduini. Passo, trotto, galoppo, circoli e diagonali. Una mezz’ora di lavoro in piano e il binomio ‘Francesca & Sultano’ è pronto per i primi salti: un metro, un altro buco dell’ostacolo.. come se in sei mesi la giovane attrice avesse semplicemente riattivato conoscenze pregresse.
Ma non manca il momento di adrenalina quando, dopo un bel salto, Sultano parte al galoppo virando a sinistra con sgroppate di felicità incorporate. Vediamo Francesca sul filo del rasoio per alcuni secondi, ma non demorde e rimane in sella, mentre da lontano la sentiamo ridere. «Lui a mano sinistra è più rigido», ci dice ancora con il fiatone arrivando verso il centro dell’arena, «e io a sinistra sono più debole per un’ernia al disco», mi spiega. Debole mica tanto!
E mentre al passo Francesca rilassa Sultano dopo l’allegra scorribanda ricordo poche ore prima, mentre mi raccontava di un libro fotografico ambientato in Camargue che narrava la storia di un bambino e del suo stallone bianco, bellissimo e dalla folta criniera. Il cavallo si chiamava Crin Blanc e Francesca, da bambina, sognava di vivere le avventure che tutti i puri di spirito (come lo sono i bambini e i grandi che un po’ lo rimangono) possono vivere affianco a compagni altrettanto liberi. Prato, silenzio, Sultano bruca l’erba e Francesca lo osserva. L’immagine di ora, con tutti i toni diversi di tempo e luogo, evoca la pace piena dell’unione di due in uno. C’è tutto perché una nuova avventura inizi.
DOTI E ‘NEI’ DI FRANCESCAMAZZONE
Li chiediamo al suo istruttore, Freddy Arduni, trainer di Francesca sia per le riprese del film che nella vita vera, oltre che titolare del centro ippico Asper a Roma, progettato e realizzato da lui. Freddy ci rivela qualche informazione in più su questa neo amazzone, che già galoppa e salta come se non avesse mai fatto altro. «Francesca è fortissima», ammette Freddy, «e considerando che ha iniziato a montare due settimane prima dell’inizio del film, e che va a cavallo quindi da circa sei mesi, ha fatto davvero grandi passi. Certo l’ha aiutata la sua ‘gamba lunga’ ma soprattutto ha coraggio, sensibilità, passione e amore, tutte qualità essenziali per fare rapidi passaggi di livello».
Mentre Freddy prepara un ostacolo di oltre un metro per Francesca e Sultano gli chiediamo, dopo i pregi, se ci sono aspetti su cui Francesca Inaudi dovrebbe invece lavorare. «Il tempo libero!», risponde Arduini senza indecisioni. «Sono le ore in sella che fanno la differenza. Per il resto Francesca ha tutto». E lei ce lo dimostra subito. Dopo il bel salto Sultano, complice l’aria frizzante e l’ottima forma fisica, non resiste nell’esprimere la sua energia e parte con un rodeo a lieto fine. Francesca, grazie alla ‘gamba lunga’ e a equilibrio e tenacia, rimane abilmente in sella!
LA REGISTA, A CAVALLO ANCHE LEI!
Daniela Cursi Masella ritrova i cavalli 12 anni fa e da allora nessuna pausa. La incontriamo presso la scuderia Asper, dove tiene i suoi due ‘gioielli’ con coda e criniera da due anni montando con l’istruttore Luca Marziani. «Una passione», confida Daniela appena scesa dal suo bel grigio, «che avevo già intuito durante le classiche e sporadiche passeggiate a cavallo fatte in vacanza.
Dopo aver comprato il mio primo cavallo 12 anni fa, un castrone molto tranquillo con il quale ho fatto le prime patenti sotto la guida di Massimiliano Menegon, non ho più smesso di montare. Sono arrivati quindi i miei due attuali cavalli: Saba di Valmarina, una brillante saura di 6 anni nipote di Orchidea della Florida - con la quale ho fatto i Campionati di Arezzo e il Toscana Tour, e Magic Artix, un 7 anni grigio sul quale c’è un po’ più di lavoro da fare».
Il servizio è uscito sul numero di luglio di Cavallo Magazine, il mensile dedicato al mondo dell'equitazione ogni 20 del mese in edicola.
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