Un territorio di qualità che dà origine a vini d’eccellenza e soprattutto longevi. I rossi, certamente, ma anche bianchi che possono raggiungere tranquillamente i venti o i trent’anni. È il territorio irpino, in provincia di Avellino, dalle caratteristiche peculiari incastonato fra fiumi e montagne e un’altitudine che va da 300 a 1800 metri. Ne abbiamo parlato con Teresa Bruno, presidente del Consorzio di tutela dei vini irpini.
Bruno, come si presenta il consorzio al prossimo Vinitaly?
"Sicuramente unitissimo e avrà un calendario ricco di eventi che si faranno nell’area istituzionale consortile che si troverà al centro dell’area dell’Irpinia (padiglione B)".
Quanto lavoro si può fare sulla promozione dell’identità del territorio, in particolare all’estero?
"Il territorio irpino è più conosciuto per le denominazioni che per la sua ubicazione, infatti stiamo lavorando per far conoscere l’areale di produzione. È determinante associare la qualità del territorio alla qualità delle produzioni, perché da un territorio sano, buono e pulito come quello irpino, nascono vini, sani, buoni e longevi".
Ci sono rossi longevi, come il Taurasi, ma non solo.
"La nostra unicità è la grande longevità dei vini bianchi e parlo del Greco di tufo e del Fiano di Avellino che possono invecchiare anche venti o trent’anni. In italia il terroir irpino è quello di maggior punta per questa caratteristica. I vini hanno una grande quantità di estratti, una forte parte acida e anche tannica per il Greco di Tufo. Caratteristiche che donano longevità e caratteristiche terziarie di grandissima complessità. A questo proposito vorrei menzionare il grande lavoro di zonazione del professor Attilio Scienza, con il manuale dei suoli dell’Irpinia, di prossima pubblicazione, dal quale si evincono le diverse caratteristiche dei suoli dai quali nascono determinati vini".
Quali azioni avete messo in campo per far conoscere il territorio?
"Sul fronte consortile abbiamo fatto degli accordi con Gambero Rosso e Ais per raccontare il territorio sia in Italia che all’estero. A Vinitaly faremo incontri sulle denonimazioni con gli importatori stranieri".
Come vi state muovendo sul fronte dell’enoturismo?
"Per quanto riguarda l’enoturismo inaugureremo lo stand al consorzio del Vinitaly proprio con un incontro sulla proposta di legge al riguardo. Fra l’altro noi abbiamo abbinato al nostro stand l’istituto alberghiero della provincia di Avellino che si occupa di formare i giovani sia nella parte culinaria che dell’accoglienza: vogliamo che diventino un fiore all’occhiello insieme al consorzio di tutela per dare accoglienza e lavoro ai nostri ragazzi".
Come vengono percepiti all’estero i vostri vini?
"Il mio grande rammarico è che all’estero i nostri grandi vini e denominazioni risultino sempre grandi scoperte, ma desidero che diventino conferme".
Patrick Colgan