Un trend che continua a essere positivo, con una bella spinta di visitatori italiani, ma in cui si può fare ancora di più nella ricettività delle cantine. E questo in controtendenza a un calo mondiale dei consumi. È il ritratto dell’enoturismo nel nostro Paese descritto da Nicola D’Auria, presidente del Movimento Turismo del Vino.
Presidente D’Auria, ci scatta una fotografia del turismo legato al vino in Italia?
"È un settore che va, la nostra Italia è bella, viene riscoperta di continuo dai turisti e dunque anche dagli enoturisti. Oggi le persone vanno a visitare le cantine che non sono solo punto di riferimento solo per quanto riguarda il vino, ma vengono a fare un’esperienza. Questo è un punto importante: è molto diverso vendere in cantina invece che sullo scaffale. Oggi l’enoturismo è fattore importante di crescita".
In che cosa si traduce?
"Il post covid ha fatto riscoprire il Paese anche dagli italiani, prima l’incoming era minore. Le mete importanti come le città d’arte continuano sempre a trascinare le rispettive regioni, ma nel resto dell’Italia non era lo stesso: il sentore è di un trend positivo a livello nazionale".
E per quanto riguarda la vostra associazione?
"Nel 2023 abbiamo compiuto i trent’anni, qualcosa di straordinaario. C’è una crescita importante di iscritti e le cantine hanno investito. Ora i soci sono circa 850, ma bisogna pensare che con la pandemia eravamo arrivati ai minimi storici".
Quali sono ora le nuove sfide?
"Dobbiamo fare formazione. Da riunioni e convegni è emerso che gli ingredienti ci sono, ma la visita in cantina deve essere un’esperienza unica, con un’accoglienza di qualità".
L’impressione che si ha è che l’accoglienza nelle cantine cambi in base alla zona o alla regione. Non tutte riescono a garantire visite tutti i giorni.
"Un problema, questo, emerso anche l’anno scorso. In Italia oltre il 50-60 per cento delle aziende è a conduzione familiare e sono quelle con migliori risultati. Il sabato e la domenica si stenta ad avere cantine aperte, ma serve un’affluenza che lo permetta: è un discorso di bilanci per chi ha dipendenti rispetto al produttore diretto che con passione apre l’azienda. Ma è un’analisi che ci siamo fatti e rifatti e ci stiamo organizzando".
Quali sono le regioni italiane preferite dagli enoturisti?
"Le zone trainanti come Friuli e Piemonte mantengono numeri importanti, ma stanno crescendo Abruzzo, Puglia, Campania. Anche la Sicilia va fortissimo".
Sono più italiani o stranieri?
"Gli stranieri rappresentano un 20-30%, ma se ci spostiamo in Veneto, ad esempio, diventano il 50-60%, visto il turismo che viene storicamente da Oltralpe".
Cantine Aperte resta l’evento di punta?
"Cantine Aperte dell’ultimo weekend di maggio è l’attività più importante, in crescita. Il Covid ci ha fatto capire che va offerto un servizio di qualità, oggi si fanno prenontazioni. Sta crescendo anche Cantine Aperte in vendemmia come esperienza di vita: ci si avvicina alla vigna in modo divertente, partecipando anche alla pigiatura e alla lavorazone dell’uva. E poi c’è Calici di stelle, format diverso, in vigna, sempre importante. E inventaremo altre cose per dare vigore a queste attività".