Mercoledì 17 Luglio 2024
ANDREA SPINELLI
Umbria Jazz

Mr Tambourine e l’Arena Bob Dylan a Perugia tra Umbria Jazz e il ricordo di Suze

Un concerto sull’ultimo album "Rough and rowdy ways" con lampi sul passato

Mr Tambourine e l’Arena  Bob Dylan a Perugia  tra Umbria Jazz  e il ricordo di Suze

Mr Tambourine e l’Arena Bob Dylan a Perugia tra Umbria Jazz e il ricordo di Suze

di Andrea Spinelli

Bob, ventidue anni dopo. Ieri sera la luna e le stelle a far da cornice al debutto di Dylan sul palco di Umbria Jazz erano le stesse di quel luglio del 2001 in cui in cui planò al Santa Giuliana per raccontare la sua storia lucidando pietre filosofali come "Knockin’ on heaven’s door" o "Blowin’ in the wind", ma il suo animo no. Via gl’inni generazionali e dentro le canzoni dell’ultimo album "Rough and rowdy ways" eseguite al piano, nella penombra, con poche luci attorno e nessuna concessione all’epopea se non frammenti di passato considerati marginali dai non iniziati come la "When I paint my masterpiece" di "Blonde on blonde", "I’ll be your baby tonight" di "John Wesley Harding", "To be alone with you" di "Nashville skyline" o quella "Gotta serve somebody" di "Slow train coming" considerabile la "hit" più famosa dello spettacolo. Toccante il finale, impreziosito dalla comparsa dell’armonica, con una "Every grain of sand" da "Shot of love" in cui il Vate ricorda "nella violenza di un sogno estivo, nel gelo di una luce invernale, nell’amara danza della solitudine, che svanisce nello spazio, nello specchio rotto dell’innocenza su ogni volto dimenticato, sento i passi antichi come il movimento del mare" per ricordare che la sua profondità di premio Nobel va molto oltre i testi finiti nelle antologie scolastiche. Dal novembre del 2021, da quando questo Rowdy Ways World Wide Tour malato di blues ha preso la strada dal Riverside Theater di Milwaukee, infatti, la liturgia diu Dylan è rimasta più o meno invariata e ostinatamente insofferente al peso dei carmi epocali che si porta sulle spalle.

Sono passati sessant’anni esatti da quando l’ancora Robert Allen Zimmermann si materializzò per la prima volta in Piazza IV Novembre alla ricerca di Suze Rotolo, studentessa alla Stranieri e amore complicato, ritratta con lui sulla copertina di "The freewheelin’ sotto la neve di New York, all’angolo tra Jones Street e West 4th Street. Suze, che all’anagrafe si chiamava Susan Elizabeth, aveva però già lasciato Perugia. Era il gennaio ’63 e il 9, rientrato a Roma, Bob-Robert avrebbe tenuto al Folkstudio quella passata agli annali come la sua prima esibizione italiana. Ricordi intaccati dalla patina del tempo mentre ieri sera l’ex ragazzo si macchiava del "sangue che sgorga dalla rosa" aggirandosi nel tempo pigramente sospeso di "Cross the Rubicon" spalleggiato dal veterano Tony Garnier al basso, da Donnie Herron a violino e pedal steel, da Jerry Pentecost alla batteria e sull’anima blues di Bob Britt e Doug Lancio alle chitarre. Una serata di cui rimarrà solo il ricordo per il divieto di riprese e di utilizzo degli smartphone, fatti sigillare da Mr. Tambourine all’ingresso in inviolabili custodie Yondr per avere tutta l’attenzione su di sé. Di questi tempi, un sacrificio e un sollievo.