Lunedì 25 Novembre 2024

L’ex Police Stewart Copeland "È il mio debutto a Umbria Jazz Fantastico suonare al festival"

Stasera lo spettacolo del batterista statunitense (71 anni dopodomani) al Santa Giuliana "Ho scoperto che i cultori del jazz sono il miglior pubblico al mondo: hanno orecchie competenti" .

L’ex Police Stewart Copeland  "È il mio debutto a Umbria Jazz  Fantastico suonare al festival"

L’ex Police Stewart Copeland "È il mio debutto a Umbria Jazz Fantastico suonare al festival"

PERUGIA

"Non sono mai stato in Umbria, ma è fantastico suonare in un festival jazz" assicura Stewart Copeland parlando di “Police Deranged for Orchestra”, lo spettacolo con cui stasera rilegge a suo modo l’epopea di “Roxanne” per il popolo del Santa Giuliana. "Ho scoperto, infatti, che i cultori del jazz sono il miglior pubblico al mondo per i batteristi, che, standosene rintanati dietro il loro strumento, hanno bisogno di orecchie competenti per essere apprezzati come si deve". Secondo Police ad Umbria Jazz dopo lo Sting accolto con Gil Evans nel 1997 e da solo nel 2012, il batterista statunitense (71 anni dopodomani) è protagonista del progetto discografico omonimo, appena uscito, e del volume autobiografico “Stewart Copeland’s Police Diaries 1976-9” in arrivo ad ottobre.

Stewart, perché questi Police per orchestra sono “deranged”, squilibrati?

"Perché ho dovuto destrutturare le canzoni per adattarle alla narrazione di ‘Everybody stares: The Police inside out’ il documentario sulla band realizzato coi filmati amatoriali che avevo girato qua e là per il mondo che ho presentato al Sundance Festival".

Formidabili quegli anni.

"Lei forse non ricorda dove si trovava il 25 settembre 1976, ma io sì. Ero un batterista capellone in tour nel Regno Unito con la band prog-rock dei Curved Air. Quella sera ci trovavamo a Newcastle dove assistetti alle prodezze di una formazione locale, i Last Exit. A colpirmi fu soprattutto il bassista, che durante la festa seguita al concerto convinsi a trasferirsi a Londra per mettere su assieme un gruppo punk. Era Sting".

Cosa ha fatto funzionare i Police?

"Probabilmente il fatto che fossimo uno l’opposto dall’altro. La frizione dei caratteri alimentava fra noi una tensione continua producendo molto ‘sturm und drang’".

Ai tempi di ’Synchronicity’ eravate i numero uno al mondo.

"Le circostanze giocavano a nostro favore, i Rolling Stones stavano attraversando un momento critico e il grande successo degli U2 non era ancora arrivato. Ci infilammo nel piccolo slot che avevamo davanti. Intendiamoci, dalla nostra avevamo le fantastiche canzoni di un certo Matthew Gordon Sumner (Sting - ndr). E non è poco. Anche se ad alimentare l’allure, credo, sia stata pure la scelta di separarci nel momento di massimo successo. Quando eravamo ancora in ascesa".

Nel 2007 vi siete ritrovati tutti e tre sullo stesso palco, ma senza la magia degli anni Ottanta. Sting ha definito il reunion tour “un esercizio di nostalgia” (anche se molto ben remunerato visti gli oltre 360 milioni di dollari incassati).

"Per vent’anni ce ne siamo andati in direzioni diverse e quindi non è stato facile ritrovare quel senso di unità e compattezza che caratterizzava la nostra musica. Forse solo nel concerto di Torino ci siamo avvicinati allo spirito di allora, quando oltre sessantamila fans entusiasti del vecchio Stadio delle Alpi hanno fatto sì che la diga fra noi crollasse. Ricordo che la mattina dopo eravamo ancora lì davanti ai nostri caffè ad abbracciarci. Ecco perché l’avventura di Torino occupa un capitolo intero del mio libro".

Andrea Spinelli