"LE AZIENDE devono saper cogliere sempre di più le tendenze che stanno cambiando l’economia globale. Ogni impresa marchigiana deve trovare gli spazi per rinnovarsi". Come a dire: continuiamo a lavorare, ma alziamo la testa e guardiamo anche a ciò che ci succede intorno, perché potrebbero nascere delle nuove opportunità. Parola di Roberto Cardinali, presidente di Confindustria Marche. Export, nuovi mercati e turismo, settori da rilanciare e occasioni per i giovani: il numero uno degli imprenditori ragiona così, a tutto tondo.
Presidente Cardinali, dal 2022 lei è alla guida di Confindustria Marche. Che anni sono stati questi per la regione?
"Ho iniziato il mandato in una fase di vivacità e di ripresa, quando l’economia, nazionale e regionale, viveva un rimbalzo dopo il brusco calo dettato dalla pandemia da Covid. Poi ho vissuto la graduale frenata della produzione industriale, dettata da molteplici fattori, tra i quali la crisi energetica e lo scenario di instabilità geopolitica internazionale". Su quanti associati contate e che cosa vi chiedono soprattutto gli imprenditori?
"Rappresentiamo quasi duemila imprese e la dimensione media delle aziende si aggira sui sessanta dipendenti. Gli associati si differenziano ampiamente sia per livelli di fatturato che per categorie produttive, abbiamo un tessuto rappresentativo di tutti i settori. Il nostro compito è di portare la voce delle imprese nelle istituzioni, creare connessioni tra le aziende e sviluppare opportunità di crescita, facendo sintesi tra diverse sensibilità per costruire una visione e una strategia dell’industria marchigiana a lungo termine, garantendo a ogni territorio e ogni comparto voce, rappresentanza".
Quali mercati e quali settori vede come opportunità per la nostra regione?
"Più che parlare di singoli mercati o settori, credo che il nostro compito sia di monitorare le tendenze che stanno cambiando l’economia globale. Penso, ad esempio, al tema del benessere della persona, dell’invecchiamento della popolazione, del cambiamento dei modelli di consumo, oltre alle sfide legate all’intelligenza artificiale e alle nuove tecnologie per spazio e subacquea. Temi che possono avere un impatto su tutte le industrie in modo trasversale nelle catene di fornitura. Importante è trovare in ogni impresa spazi di innovazione, per seguire e valorizzare questi macro trend". Parliamo di export: bisogna puntare su nuovi mercati per affrontare le difficoltà causate da guerre e tensioni internazionali?
"È un percorso già avviato: molte aziende negli ultimi anni si sono riposizionate con l’obiettivo di mantenere e rafforzare la propria quota di esportazioni. Bisogna inoltre lavorare per incrementare gli esportatori abituali, aumentando la penetrazione delle imprese marchigiane nei mercati esteri". Il settore manifatturiero marchigiano è in crisi. Come uscirne?
"Diciamo che la criticità interessa l’intero sistema industriale italiano e pesa in particolare sul manifatturiero. La nostra regione, che è in transizione e che da sempre ha una spiccata vocazione manifatturiera, avverte maggiormente le difficoltà. Nelle nostre imprese dobbiamo puntare sugli investimenti per la diversificazione dei prodotti e dei mercati. Alle istituzioni, invece, il compito di creare le condizioni per la competitività, a partire da burocrazia, energia e infrastrutture. Dobbiamo proteggere l’industria come un asset strategico". In che modo va cambiata o ricalibrata la politica industriale delle Marche?
"Più che cambiata, va rafforzata, con una progettualità nel medio e lungo periodo. Abbiamo bisogno di un coordinamento delle politiche industriali ai diversi livelli istituzionali, dall’Europa allo Stato e alla Regione. Abbiamo bisogno di una visione almeno di medio termine, che superi le scadenze elettorali e garantisca stabilità al tessuto imprenditoriale per sostenerlo e per attrarre investimenti". Il cineturismo può diventare fonte di indotto, se ben pubblicizzato? Abbiamo esempi di città, regioni o Paesi che hanno saputo valorizzarlo.
"Può essere un veicolo interessante, come altre iniziative culturali e sportive, per avere un ritorno economico in campo commerciale e ricettivo e valorizzare la nostra manifattura, specie nelle piccole comunità. Il turismo è una grande potenzialità per la nostra regione, ma è importante avere una strategia coerente rispetto agli obiettivi e al target cui ci rivolgiamo. Soprattutto se pensiamo al turismo internazionale, dobbiamo investire in infrastrutture e collegamenti per rendere il territorio raggiungibile. A ognuno di noi capita di scegliere una meta non solo in base all’offerta turistica, ma anche al tempo che si impiega per raggiungerla". Cosa direbbe oggi a un giovane marchigiano che vuole diventare imprenditore in questo momento di incertezza economica e finanziaria?
"Innanzitutto che ne abbiamo bisogno, soprattutto per cogliere la sfida dell’innovazione. Poi direi di ascoltare il mercato, di osservare i comportamenti dei consumatori e delle imprese, di anticipare e rispondere puntualmente ai bisogni senza innamorarsi di una idea preconfezionata. Con un progetto solido e chiaro e costruendo le giuste alleanze non c’è da preoccuparsi dei momenti di crisi. Il valore si misura e si costruisce nel tempo. Anzi, le fasi di incertezza possono creare dei cambiamenti che diventano le occasioni da cogliere".