Tra le sfide per il nuovo anno c’è anche quella della "legalità", perché "stanno emergendo pratiche illecite di piccola e grande portata e distorsioni che vanno respinte, anche nell’interesse delle persone che lavorano". Una riflessione messa sul tavolo da Alessandro Pagano, segretario generale della Cgil Lombardia, in un’analisi della “locomotiva Lombardia“ che parte dai dati. Tra il secondo e il terzo quadrimestre del 2024 i rapporti di lavoro attivati sono calati del 16%. Solo il 17% dei nuovi avviamenti, inoltre, riguarda contratti a tempo indeterminato. Un quadro che vede anche crisi industriali e nuovi fronti che si aprono, tra cui la chiusura dello storico stabilimento Candy di Brugherio.
Come si possono leggere questi dati?
"Tenendo presente che il dato sulla sostanziale tenuta dell’occupazione considera anche le persone che hanno solo un’ora lavorata o poco più, sono numeri che delineano l’erosione di uno zoccolo occupazionale stabile e ben retribuito. Il rallentamento dell’economia c’è ed è palese, soprattutto nei settori dell’industria e della manifattura. Servirebbe un rilancio che passa anche dal miglioramento delle condizioni di lavoro. Per questo è in corso la mobilitazione dei metalmeccanici, per un contratto collettivo di lavoro che non vediamo ragioni per non rinnovare. Chiediamo alle imprese di lavorare insieme per una prospettiva comune, per ridistribuire ricchezze e profitti anche a vantaggio di chi lavora".
Il sistema industriale è messo alla prova anche dalla crisi dell’automotive. Quali risposte si potrebbero dare?
"La Lombardia, che ha una forte tradizione nella componentistica e nell’indotto, è particolarmente esposta. Il disinvestimento in Italia è un rischio concreto, e abbiamo denunciato in maniera unitaria l’assenza di attenzione e risorse per sostenere una politica industriale. Anche in questo campo la Regione può fare cose concrete, assumere decisioni. Vorrei vedere meno retorica nella ricerca di alternative all’industria e più concretezza, perché l’industria è ancora in grado di creare valore e occupazione solida e di qualità".
Quali leve si potrebbero usare per rendere più attrattiva la Lombardia?
"Non sono affezionato a logiche regionalistiche, credo piuttosto in politiche nazionali complessive e ragionamenti nell’ottica di un’integrazione europea sempre più spinta. L’autonomia differenziata è solo propaganda: non si vince con la divisione e gli spezzettamenti".
Un grosso tema è la sanità e l’accesso alle cure.
"È un problema particolarmente sentito in Lombardia: questa situazione sta facendo venire meno la libera scelta del cittadino. L’unica scelta, ora, è pagare o rinunciare a curarsi. La Lombardia con le sue scelte storiche ha prodotto tutto questo, siamo mobilitati per evitare che il modello Lombardia diventi il modello Italia. Vorrei concludere lanciano un appello".
Quale?
"Assistiamo a un dilagare di pratiche illegali di caporalato e sfruttamento. Lasciare mano libera al mercato sta esponendo l’economia a vistose incursioni di capitali di dubbia provenienza. Per questo mi farebbe piacere assistere a un maggior impegno, da parte di tutti, nella tutela della legalità".
Andrea Gianni