ICR, Industrie Cosmetiche Riunite, è la storia di successo di un’impresa di famiglia che è stata in grado di "carpire l’anima di grandi stilisti e racchiuderla in una boccetta". Facile a dirsi oggi. Difficile anche solo da concepire quando Roberto Martone, a metà anni ’70, seguì la sua intuizione. Seguendo le orme del padre, che nel 1940 aveva fondato Marvin, azienda specializzata in antibiotici e farmaci, Roberto Martone creò dal nulla quel che Icr è oggi: un colosso da 190 milioni di euro di fatturato. "Un imprenditore è sempre un visionario – si schermisce Martone –. Ma bisogna crederci, metterci il cuore. Altrimenti i risultati non arrivano". Così, ancora oggi, Roberto tiene bene a mente gli insegnamenti di papà Vincenzo: "La costanza nel lavoro, la determinazione nel credere in un progetto e portarlo avanti fino alla fine. La serietà nel lavoro, la scientificità, anche la rigidità quando serve". Così, negli anni Martone ha saputo cambiar pelle alla sua azienda, per farla crescere. Dalle prime storiche collaborazioni con Renato Balestra, Nicola Trussardi e Gianni Versace che si identificano nelle fragranze realizzate da Icr, seguono contratti di licenza con Gai Mattiolo, Gianfranco Ferrè, Romeo Gigli, Roberto Cavalli, Blumarine e Dsquared fino a contratti pluriennali di produzione e logistica con Bulgari, Ferragamo, Angelini Beauty, Laura Biagiotti, Interparfums USA, Dolce&Gabbana ed altri brand di prestigio. Passione, creatività, gusto e raffinatezza che tengono ancora oggi alta la bandiera del made in Italy nei campi di cosmetica e profumi un tempo dominati dalla Francia.
Lei in questi anni ha investito sempre: sull’ampliamento dell’area produttiva, sull’ecosostenibilità, il welfare aziendale, la gender equality. Ha toccato con mano ritorni anche sul piano dei numeri in bilancio?
"Gli imprenditori devono essere visionari, bisogna avere ottimismo per rischiare. Stiamo investendo 25 milioni su un nuovo magazzino da 12mila metri quadrati, in funzione da settembre del 2025, sull’automazione con due nuove linee di riempimento e confezionamento di 42 metri di lunghezza che aumenteranno la capacità produttiva di 10 milioni di pezzi per linea all’anno su tre turni. Il ritorno degli investimenti c’è, quando si hanno le idee chiare sull’evoluzione dei progetti. Nel mio stabilimento il 76% dei dipendenti è donna, cerchiamo di sostenerle per garantire equilibrio tra lavoro e famiglia. Nei miei anni ho ricevuto decine di attestati di stima e ringraziamenti dai lavoratori, che mi rendono orgoglioso. Siamo un gruppo unito, affiatato".
Quale momento attraversa la sua azienda?
"Il 2024 appena chiuso è un anno di grazia, irripetibile, grazie a grandi clienti che hanno dovuto creare stock importanti di prodotto, abbiamo ricevuto un’impennata di ordini. Ciò ha portato all’assunzione di 120 nuovi dipendenti, per il momento a tempo determinato. E ne vado orgoglioso".
Avete attraversato un momento difficile sotto la pandemia da Covid?
"Sì, con una riduzione dall’oggi al domani causata dalla pandemia del 50%. Abbiamo avuto la forza di non licenziare nessuno, grazie alla cassa integrazione. E siamo ripartiti, più uniti di prima. Già dalla fine del 2022 abbiamo recuperato, ora siamo nettamente sopra i numeri pre-Covid".
Prima parlava di investimenti. Quanti ostacoli ha incontrato nel percorso di crescita?
"Passerei a un’altra domanda – sorride Martone –. Diciamo che abbiamo la fiducia delle banche, che ci sostengono. Ma sul fronte delle istituzioni, a tutti i livelli, la burocrazia italiana la conosciamo tutti... sapesse quanti ostacoli ho avuto per avere i permessi per l’ampliamento dell’area produttiva...".
Come vede il passaggio generazionale della sua azienda?
"Positivo, c’è mia figlia Ambra che è il mio futuro. Sono contento di lei, delle sue idee; fin dall’inizio l’ho sempre stimolata a “vivere“ la fabbrica con me, ed è inoltre il mio braccio destro nella conduzione dell’attività del nostro Hotel à Parfum Magna Pars, che abbiamo realizzato a Milano ristrutturando lo spazio del nostro primo stabilimento di profumi".
Ha ricevuto molte richieste di acquisizioni da gruppi italiani e stranieri?
"Innumerevoli. C’è tanto interesse per la nostra realtà, anche offerte di fondi di investimento di entrare nella compagine societaria. Ma al momento a vendere non penso neppure. Noi non molliamo".
E la quotazione in Borsa?
"Per me al momento è un’ipotesi prematura. Diciamo che sarà un problema eventualmente di mia figlia. Deciderà lei, anche se io - lo ammetto - resto fortemente contrario alla quotazione".