Venerdì 31 Gennaio 2025
FEDERICO DEDORI
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Diversificare i mercati stranieri e innovare i prodotti

La minaccia dell’afta bovina ricomparsa in Germania, l’eterna burocrazia, i temuti dazi statunitensi, i rischi legati al Mercosur e il...

La minaccia dell’afta bovina ricomparsa in Germania, l’eterna burocrazia, i temuti dazi statunitensi, i rischi legati al Mercosur e il nodo del ricambio generazionale. Sono le principali sfide che agricoltori e allevatori lombardi dovranno affrontare nel 2025. Con la spada di Damocle dei fenomeni atmosferici estremi sempre più imprevedibili, frequenti e intensi.

Antonio Boselli, presidente di Confagricoltura Lombardia, come sta il settore?

"Ci lasciamo alle spalle un anno in cui abbiamo affrontato diverse problematiche che hanno colpito l’intero territorio e altre circoscritte a determinate aree. Sul fronte climatico, è stato un anno disastroso: una primavera e un autunno estremamente umidi hanno compromesso lo sviluppo di colture come il mais, l’orzo e i foraggi per l’alimentazione degli animali. Questo ha generato ritardi nelle semine e raccolti con qualità e quantità inferiori rispetto agli anni passati. Per esempio, nel caso del mais, alcune zone hanno registrato cali dal 30 fino al 50 per cento della produzione. Il riso ha sofferto anch’esso per le semine tardive, non tanto in termini di quantità, ma di qualità in questo caso. E la vite, soprattutto nell’Oltrepò Pavese, ha avuto problemi legati alla peronospora".

Invece sul fronte degli allevamenti?

"La peste suina africana ha colpito duramente la parte occidentale della nostra regione. Almeno nell’est della Lombardia, non colpito da questa malattia virale, il settore suinicolo ha visto quotazioni più favorevoli. Per quanto riguarda il latte, il 2024 è stato un anno positivo: la produzione italiana ha retto bene e i formaggi hanno mantenuto una forte posizione sia sul mercato interno sia su quello estero, con esportazioni in aumento, specialmente per prodotti come gorgonzola, mozzarella, parmigiano e grana. In particolare negli ultimi due mesi".

Come mai negli ultimi due mesi?

"Per la questione dei possibili dazi statunitensi". Spieghi meglio.

"I rumors di possibili dazi da parte degli Stati Uniti ha comportato un improvviso incremento delle esportazioni. Una mossa, insomma, per anticipare quello che potrebbe accadere. Una naturale flessione ora ci sarà, visto questo exploit. Per quanto riguarda i dazi, non voglio fasciarmi la testa prima del tempo. Però, è certo che potrebbero avere un impatto significativo, ma è una politica “boomerang“: se colpisci l’estero, potresti ritrovarti con prezzi più alti sul mercato interno".

Quale strategia serve per affrontare questa situazione?

"Diversificare i mercati di esportazione e innovare i nostri prodotti, come grana e parmigiano, introducendo anche varianti più sostenibili e adatte a mercati con particolari esigenze religiose o culturali".

Tre interventi fondamentali per tutelare il settore lombardo?

"Primo: bisogna affrontare le emergenze sanitarie, come la pesta suina, la blue tongue e il rischio di afta bovina, che preoccupa ancor di più dopo essere ricomparsa in Germania. Secondo: è necessaria una semplificazione burocratica, perché troppo spesso le normative europee vengono aggravate da ulteriori complicazioni a livello nazionale. Terzo: serve una maggiore attenzione alla sostenibilità ambientale e all’innovazione. Dobbiamo investire nelle tecniche di evoluzione assistita per sviluppare colture e animali più resistenti alle malattie e ai cambiamenti climatici. Ce ne sarebbe un quarto…".

Prego.

"Uno dei problemi principali resta il ricambio generazionale: dobbiamo rendere il settore più attrattivo per i giovani, fornendo formazione e supporto per affrontare le sfide tecnologiche".

A proposito di sfide tecnologiche, si parla sempre di più di intelligenza artificiale, che impatto ha nell’agricoltura?

"Nella mia azienda, ad esempio, utilizziamo già robot per la mungitura e sistemi automatizzati per l’alimentazione degli animali. L’Intelligenza Artificiale ci aiuta a gestire in modo sostenibile e preciso le risorse, riducendo sprechi e migliorando l’efficienza".

A che punto è il turismo rurale nella nostra regione?

"È un fenomeno in crescita. Abbiamo zone straordinarie come l’Oltrepò Pavese, le valli varesine e le colline moreniche del Garda, che offrono esperienze uniche. Il turismo lento, fatto di passeggiate e contatto con la natura, è sempre più apprezzato, soprattutto dopo la pandemia. Questo tipo di turismo valorizza i prodotti locali e il nostro paesaggio, che in molte aree è rimasto invariato nel tempo".

Federico Dedori